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Chiesa ma non solo. Esordio in nazionale anche per Kluivert e Weah jr

Non c'è solo Chiesa fra i figli d'arte che stanno facendo bene...

Redazione VN

Cross di Veron dalla destra, velo di Crespo, bomba di destro di Chiesa all'incrocio. Un gol bellissimo, il sigillo sulla seconda Coppa Uefa del Parma. Era il 1999. Tre anni prima la epica cavalcata di Weah a San Siro con la maglia del Milan. In mezzo il delizioso pallonetto di Kluivert (sempre in rossonero) nello stadio del Vicenza. Tre perle per tre campioni, tre padri. Gli anni Novanta, però, sono roba da nostalgici. Il presente, o meglio il futuro, è nelle mani (o nei piedi) dei figli. D'arte.

Federico Chiesa, Tim Weah e Justin Kluivert hanno raccolto l'eredità dei padri e si sono proiettati nel futuro. Sulle spalle il peso di un cognome importante, nei piedi qualità cristallina tramandata nella valigia genetica, addosso le maglie delle nazionali. Azzurra quella di Chiesa, arancione quella di Kluivert, blu quella di Weah. Il blu a stelle e strisce degli Stati Uniti dove è nato e cresciuto da papà liberiano e mamma americana. Il blu con il quale è entrato nella storia del calcio Usa: è il primo 2000 ad aver esordito in nazionale.

Ha debuttato come Chiesa e Kluivert jr. in un weekend dal sapore romantico. Il primo a vestire la maglia della Nazionale è stato proprio l'azzurro. Titolare alla prima convocazione nella sfida contro l'Argentina di venerdì, ha avuto modo di smaltire l'emozione dell'esordio e farsi trovare pronto per l'Inghilterra: migliore in campo nei 40 minuti giocati nella ripresa, rigore del pareggio procurato e una certezza per il c.t., chiunque sia a partire dal 20 maggio: Federico Chiesa è il futuro della Nazionale. E la Fiorentina gongola.

E gongolano anche ad Amsterdam e in tutta l'Olanda. Kluivert Jr, titolare nell'Ajax, quest'anno ha segnato sette reti e, a soli 18 anni, si è preso la Nazionale. Dodici minuti nel 3-0 con cui gli Orange hanno strapazzato il Portogallo di Cristiano Ronaldo e qualche giocata degna del cognome stampato sulla maglia.

Un cognome presidenziale quello di Tim Weah. Suo padre, riposto il Pallone d'oro in bacheca, ora governa la Liberia. Lui, per adesso, sta provando a ricalcare le sue orme sui campi di calcio. È volato in Francia, ha esordito in Ligue1 con la maglia del Paris Saint Germain e si è preso anche la nazionale Usa. Quattro minuti giusto per sciogliere il ghiaccio, firmare il record e fare un altro passo avanti. D'altronde, se è vero che buon sangue non mente...

Gazzetta.it

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