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Chiarugi compie 75 anni. AUGURI (il ricordo)

Chiarugi

L'esauriente articolo di Roberto Romoli vice presidente delle Glorie Viola che ripercorre la carriera di Luciano Chiarugi che oggi compie 75 anni. A lui i migliori auguri della nostra redazione

Redazione VN

Riprendiamo l'esauriente articolo di Roberto Romoli vice presidente delle Glorie Viola che ripercorre la carriera di Luciano Chiarugi che oggi compie 75 anni. A lui i migliori auguri della nostra redazione con il testa il direttore Saverio Pestuggia

Oggi compie settantacinque anni Luciano Chiarugi, nato a Ponsacco (PI) il 13 gennaio 1947. Luciano Chiarugi non ha bisogno di presentazioni, essendo una vera e propria "icona" della storia della Fiorentina. Cominciamo subito dicendo che Luciano nacque in una famiglia di tifosi viola, e che sin da bambino si innamorò della Fiorentina. Cominciò a giocare a calcio per le strade e le piazze del suo paese natale, e dimostrò subito di avere un'ottima predisposizione per l'attività pedatoria.

Soprattutto grazie al supporto dei fratelli maggiori, si iscrisse al N.A.G.C. (Nucleo Addestramento Giovani Calciatori), creato e diretto a Coverciano da due grandi istruttori ed educatori quali erano il professor Alberto Baccani e Cinzio Scagliotti, sottoponendosi a grandi sacrifici per raggiungere Coverciano da Ponsacco (bicicletta sino alla stazione ferroviaria di Pontedera, treno sino a Firenze, due o tre autobus per raggiungere il Centro Federale). Poi, scioltosi il N.A.G.C. a fine corso, Luciano venne tesserato dalla Fiorentina a costo zero, e continuò la stessa vita, facendo il pendolare da Ponsacco (la Fiorentina gli pagava soltanto l'abbonamento ferroviario per la tratta Pontedera-Firenze). Divenuto un po' più grandicello, e dopo aver dimostrato a tutti gli allenatori delle varie squadre del settore giovanile viola nelle quali aveva militato le sue ottime qualità, Luciano si trasferì in pianta stabile a Firenze, dimorando nella cosiddetta "Villa degli Scapoli" in Via Carnesecchi, che ospitava giovani calciatori della Viola residenti fuori Firenze.

Più cresceva, più esprimeva il suo straordinario talento.

Luciano entrò nel "giro" della prima squadra nella stagione 1965-1966, e partecipò al ritiro "pre-campionato" che si tenne ad Acquapendente. L'esordio in Serie A è datato 30 gennaio 1966, in occasione della partita Brescia-Fiorentina, valida per la seconda giornata del girone di ritorno del Campionato 1965-1966. La Fiorentina vinse per 2-1, con gol di Brugnera e di Merlo, e Luciano, appena diciannovenne, che nell'occasione venne marcato da Robotti, grande ex bandiera viola, se la cavò molto bene. Alla fine del Campionato furono quattro le partite giocate da Luciano, che venne inoltre impiegato dall'allenatore Beppe Chiappella nella vittoriosa finale di Coppa Italia disputatasi a Roma contro il Catanzaro il 19 maggio 1966.

Nel frattempo Luciano era stato uno dei principali artefici della prima vittoria della Fiorentina nel torneo di Viareggio 1966, nel quale la Viola superò in finale la fortissima squadra del Dukla Praga per 2-0 grazie ad un calcio di rigore realizzato da Migliorini nel primo tempo e ad una fantastica rete segnata proprio da Luciano verso la metà del secondo tempo. Luciano fu il migliore in campo, ma tutta la squadra disputò una grande partita, davanti a circa ventimila spettatori, molti dei quali assistettero alla gara ai bordi del campo per l'impossibilità di prendere posto sugli spalti, totalmente stipati. A fine gara fu un tripudio, con i giovani calciatori viola portati in trionfo dalla folla entusiasta.

Nel successivo Campionato 1966-1967, Luciano disputò venticinque partite, segnando due gol, e continuando il suo percorso di crescita. Il 12 ottobre 1966, la Fiorentina disputò una partita amichevole contro il Manchester United, che anche all'epoca era una delle più forti squadre europee. Allenatore del Manchester United era Mister Busby, una vera e propria "icona" del calcio inglese di quel periodo. A fine gara così si espresse Mister Busby: "Ho visto i ragazzi viola correre, smarcarsi, giocare in velocità. Ottimo. Chiarugi poi mi ha prodotto un'impressione profonda". E Luciano, a quella data, non aveva ancora compiuto vent'anni.........

Del resto, non era difficile restare impressionati dalle qualità calcistiche di Luciano: una tecnica individuale eccelsa, un dribbling secco ed imprevedibile, un tiro forte e preciso che poteva effettuare calciando indifferentemente con entrambi i piedi, una velocità ed una progressione devastante, un'eccezionale capacità di "tagliare" il pallone "a giro" nei calci da fermo (specialmente nei calci d'angolo, dove la traiettoria che Luciano riusciva ad imprimere al pallone era tale da creare sempre situazioni di pericolo per la difesa avversaria). Insomma, un grandissimo calciatore, sul quale tuttavia il popolo viola, tanto per cambiare, riuscì a dividersi, visto che una frangia (comunque minoritaria) del tifo gli contestava un intollerabile individualismo ed un'eccessiva esuberanza; difetti che tuttavia non potevano mettere in discussione il talento naturale di Luciano, e che sarebbero stati eliminati con il tempo.

Luciano, molto sensibile, accusò le critiche - spesso ingiuste - che gli venivano rivolte da una parte della tifoseria e da una parte della stampa; e così le sue grandi doti naturali restarono parzialmente inespresse per i successivi due anni; poi esplose definitivamente nella parte finale del Campionato 1968-1969, allorché si rivelò l'arma vincente dello scudetto viola.

L'allenatore Pesaola lo inserì in squadra in occasione della partita Fiorentina-Vicenza che si disputò il 9 marzo 1969, e Luciano lo ripagò segnando una doppietta e disputando una grandissima gara. Quel giorno la Viola vinse per 3-0 e conquistò in solitudine il primato in classifica, che non abbandonò più sino al termine del Campionato, soprattutto grazie ad un "super Chiarugi", che segnò altri quattro gol, e che fu il valore aggiunto di quella squadra, che conquistò meritatamente il secondo scudetto della storia della Fiorentina.

Finalmente Luciano, all'età di ventidue anni, ebbe un unanime riconoscimento dei propri meriti, e di lui si cominciò a parlare anche in "chiave Nazionale"; ed infatti, anche grazie ad una serie di grandi prestazioni nella successiva stagione 1969-1970, arrivò puntuale il suo debutto nella Nazionale maggiore (Luciano aveva già disputato alcune partite nella Nazionale "Under 21") nella partita che si disputò a Napoli il 22 novembre 1969, e che vide prevalere l'Italia sulla Germania Est per 3-0. Fu quella una grande stagione per Luciano, che in Campionato segnò dodici gol su ventisette partite disputate, "condita" però da due cocenti delusioni: la scelta suicida di Pesaola di escluderlo dalla gara di andata dei quarti di finale della Coppa del Campioni disputata dalla Viola a Glasgow contro il Celtic il 4 marzo 1970 (e quanto fosse stata suicida quella scelta lo dimostrò l'andamento della partita di ritorno, allorché Luciano fece letteralmente impazzire tutta la difesa scozzese), e l'assurda ed incredibile esclusione di Luciano dall'elenco dei ventidue calciatori che parteciparono al Mondiale messicano nel 1970, che grida ancor oggi vendetta.

Nella successiva stagione 1970-1971 Luciano venne coinvolto nel grigiore di una disgraziata annata che vide la Fiorentina salvarsi dalla retrocessione in Serie B soltanto all'ultima giornata di Campionato, mentre nella stagione 1971-1972, dopo un promettentissimo inizio, Luciano subì ripetuti infortuni che, unitamente ad un rapporto non proprio idilliaco con l'allenatore Nils Liedholm, ne condizionarono il rendimento.

La Viola, anche in forza di un'offerta economica importantissima proveniente dal Milan (che vinse la concorrenza dell'Inter, anch'essa interessata a Luciano), decise, forse troppo frettolosamente, di voltare pagina, e di interrompere il rapporto con Luciano, che venne così trasferito al Milan. Luciano accettò il trasferimento con la morte nel cuore, e salutò tutti i tifosi viola con una commovente lettera autografa che venne pubblicata sulla Rivista "Alé Fiorentina" nel numero 11/1972.

Quattro stagioni al Milan, tutte giocate ad alto livello. Un "triplete" sfiorato nella stagione 1972-1973, con la vittoria della Coppa Italia (in finale contro la Juventus), la vittoria nella Coppa delle Coppe, grazie ad un suo gol su magistrale calcio di punizione nella finale disputata a Salonicco contro il Leeds United, ed uno scudetto incredibilmente sfumato all'ultima giornata di Campionato nella "fatal Verona".

Un'altra finale di Coppa delle Coppe persa contro il Magdeburgo nel 1974, ancora una finale di Coppa Italia persa proprio contro la Fiorentina nel 1975 (a niente valse il suo gol del momentaneo pareggio rossonero, che fu vanificato dopo nemmeno due minuti dallo splendido gol segnato dal giovane viola Paolo Rosi). Poi due anni nel Napoli (dal 1976 al 1978) ed un anno alla Sampdoria (1978-1979).

All'inizio della stagione 1979-1980 si profilò un suo possibile ritorno in maglia viola. I tifosi fiorentini, questa volta compatti, erano entusiasti di tale prospettiva; Luciano, sempre viola nel cuore, per incentivare la dirigenza della Fiorentina a favorire il suo ritorno a Firenze, si dichiarò disposto a percepire un ingaggio "a gettone", e cioè in ragione delle partite da lui disputate (in pratica, un ingaggio parametrato al suo rendimento). Qualcuno però si oppose, e tutto sfumò.

Gran brutta bestia la gelosia, specialmente quando sfocia nell'invidia. Luciano giocò quindi la stagione 1979-1980 nel Bologna, poi, l'anno successivo, a Rimini. Tornò quindi a Firenze, sponda Rondinella, prima di concludere la sua grande carriera di calciatore nella Massese. Appese le scarpe al chiodo, Luciano intraprese la carriera di allenatore, e, finalmente, potè riabbracciare la sua Fiorentina.

Allenatore nel settore giovanile viola sin dalla fine degli anni ottanta, Luciano ha praticamente allenato tutte le varie squadre giovanili della Fiorentina per una quindicina di anni, insegnando calcio (e non solo calcio) a molti ragazzi che hanno poi militato ad alti livelli in squadre professionistiche.

Follemente innamorato della Fiorentina anche in veste di allenatore, tanto da rispondere sempre "presente" in situazioni di emergenza nelle quali la società si è appellata a lui per condurre la prima squadra in situazioni ormai compromesse, come avvenne nella parte finale dei Campionati 1992-1993 e 2001-2002. Il suo incrollabile amore per la Viola e la sua grande professionalità non avrebbero meritato l'affrettato congedo che avvenne nel 2006, peraltro dopo che egli aveva condotto i suoi Allievi alla finale nazionale; ma ciò non ha minimamente scalfito il suo sentimento per la Fiorentina.

Luciano Chiarugi: un grande calciatore, un grande istruttore giovanile, un grande uomo, un grande cuore viola.

Con una bellissima famiglia, composta da Laura, una grande donna ed una grande moglie, e dai suoi meravigliosi tre figli, Cristiana, Matteo, e Francesco.

Ed è doveroso concludere questo profilo proprio con la figura di Laura, al fianco di Luciano da più di cinquanta anni. Una presenza sempre discreta e fondamentale per Luciano, al quale Laura ha sempre trasmesso quella serenità necessaria per poter affrontare le difficili situazioni che, inevitabilmente e periodicamente, si manifestano nel calcio e nella vita; un sostegno ed un punto di riferimento fondamentale per Luciano e per tutta la famiglia.

E se, come è stato sostenuto, "Accanto ad un grande uomo c'è sempre una grande donna", Laura è la dimostrazione vivente della veridicità di un tale assunto. Auguri Luciano, campione infinito e cuore viola ineguagliabile. Ti abbracciamo forte, ti vogliamo bene.

Roberto Romoli - Vice Presidente Associazione Glorie Viola

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