Opinabile come allenatore, un signore e grande tifoso viola alla prima intervista dopo l'esonero. Il primo testimonial dell'appello lanciato dalla Fiorentina, quel "tutti uniti verso la salvezza" rivolto domenica pomeriggio a squadra, media e tifosi, è Beppe Iachini. Per qualcuno sembrerà scontato (il tecnico è ancora sotto contratto con la società e lo sarà fino al 30 giugno 2021), magari buonista e di circostanza, ma ci sono modi e modi per dire certe cose. Soprattutto nel mondo del calcio. E Iachini, nonostante l'amarezza per un addio maturato anche per colpe non sue (ma che non lo esimono dalle proprie, sia chiaro), ha saputo dosare nel giusto modo ogni sfumatura che potesse ancora solo lontanamente apparire con un attacco alla società.
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Chapeau, mister Iachini: è il primo testimonial dell’appello viola. Il confronto con Montella
Iachini, alla sua prima intervista post esonero, nonostante l'amarezza per un addio maturato anche per colpe non sue, ha scelto la via della diplomazia
Poco più di un anno fa, giusto per fare un esempio, Montella prese un'altra strada. La difesa appassionata del proprio lavoro passò il limite di un sfogo tanto legittimo quanto pungente. Questione di caratteri e situazioni, anche se le differenze tra i due registri comunicativi restano. Iachini non ha comunque risparmiato le riposte ai suoi detrattori, come quella destinata a chi lo accusa di essere troppo difensivista: "Giocavamo con Chiesa esterno, due punte ed in mezzo al campo mezze-ali offensive. Quest’anno c’era Bonaventura con Castrovilli, mi sembra assurdo definirmi difensivista". Una verità paradossale perché alla base (forse) del suo peccato più grande: snaturarsi, mandare in campo una squadra troppo offensiva rispetto a quella che aveva in mente. Acqua passata ormai, oggi conta solo il presente. E una Fiorentina che a Benevento si giocherà buona parte del suo campionato.
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