Perennemente in divieto di sosta. Alessio Cerci ormai ha parcheggiato il suo talento e manda in campo solo il lato peggiore di se. Il calcio nel sedere a De Ceglie, un piattone inutile che ha fatto saltare tutti gli equilibri viola, è lo specchio dell´anima di una squadra smarrita e senza testa. L´espulsione di Cerci è l´ultimo passaggio a vuoto della sua esperienza fiorentina. Può darsi che giochi ancora qualche spezzone di partita, ma di certo a giugno saluterà tutti senza rimpianti.
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Cerci, talento e pochezza: la storia è finita
Prima la multa e poi l’addio a fine stagione
Un affare sbagliato, diciamolo. L´ennesimo. Anche ai tempi di Prandelli il nome di Cerci era saltato fuori più volte, ma il tecnico aveva sempre detto di no. Un caso? Può darsi, però la carriera di Cerci non è un mistero per nessuno e se tutti gli riconoscono un grande talento ma ha fatto bene solo in serie B, a Pisa, un motivo ci sarà. Preferisce andare a cento all´ora con la sua Ferrari piuttosto che correre per la Fiorentina.
Cerci è un lusso e nemmeno l´aziendalista Mihajlovic gli ha dato troppo spazio, salvo poi recuperarlo nel finale di campionato perché aveva bisogno dei suoi gol. Con Rossi è successa la stessa cosa, lo ha ripescato per necessità però non ha avuto fortuna. Prima il cucchiaio sbagliato di Catania, poi il calcio a De Ceglie. In una settimana ha tirato fuori tutto il suo repertorio di pochezza. La società lo multerà per l´ennesima curva sbagliata, il giudice lo squalificherà. Una o due giornate, non importa, la sua esperienza a Firenze è finita l´altra sera, uscendo dal campo a testa bassa. Chi credeva davvero che il City di Mancini volesse un giocatore così avrà capito che erano solo voci messe in giro ad arte. Tantomeno poteva volerlo la Nazionale. Alla fine del campionato scorso la Fiorentina ha provato a spingerlo in azzurro, ma uno così nessuno lo vuole. Soprattutto il ct, che lo conosce bene. Dunque la Fiorentina aspetta la fine del campionato per cancellare il suo nome e dimenticare questi due anni inutili e irritanti. Un altro addio, un´altra sconfitta.
La Repubblica
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