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Caliendo difende Antognoni: “Non ha ricevuto quanto ha dato”. E su Baggio…

“Il calcio nel mio Dna. Prima Antognoni e poi Baggio..."

Redazione VN

“Il calcio nel mio Dna. Prima Antognoni e poi Baggio. Incontri fortuiti che hanno segnato la storia del calcio". Parole di Antonio Caliendo, l’artefice della nascita della figura del procuratore sportivo, intervenuto quest’oggi a La Marsa Football Conference un evento organizzato da Conference403. Ecco alcune sue parole riportate da TMW:

Fu un caso il modo in cui è nata questa nuova professione. Io, infatti, mi cimentai nella professione di editore poiché a quell’epoca non esistevano ancora diari scolastici sportivi. Un giorno lessi sui giornali di un ragazzo che si chiamava Giancarlo Antognoni, la sua storia mi incuriosì, soprattutto per le sue origini. Una famiglia umile ma grandi e onesti lavoratori. Antognoni andò via di casa a 17 anni per intraprendere questo percorso da calciatore. Ci fu una battaglia fra Torino e Fiorentina per il cartellino di questo giovane giocatore. Questa cosa mi aprì la mente, e nel diario sportivo decisi di mettere la sua foto. Andai a cercarlo per chiedergli l’autorizzazione e proprio in quell’occasione constatai in prima persona dove dormiva e in che condizioni viveva dopo il trasferimento: una stanzetta davvero piccola, nonostante fosse già un privilegiato. Al ritorno da questo incontro pensai che non ci fosse nessuno che poteva prendersi cura, poteva gestire gli affari di questo ragazzo e infatti alla Fiorentina guadagnava una miseria. Tornai il giorno dopo e gli chiesi che volevo lavorare per lui. Così è nata la professione del procuratore sportivo. Adesso è tornato a Firenze da dirigente, ma penso che non sia mai stato ripagato per tutti gli sforzi che ha fatto.

Anche Baggio ha la sua storia dietro. In quel momento ero il solo che faceva questo lavoro. I miei primi “concorrenti” me li sono creati io stesso: avevo bisogno di collaboratori e da collaboratori sono diventati colleghi che assistevano altri giocatori. Anche per Baggio parlo di un caso fortuito. Incontrai in aeroporto Gianni Di Marzio che mi parlò benissimo di questi promettente ragazzo che giocava nel Vicenza: Roberto Baggio. Di Marzio è sempre stato credibile, quindi non esitai neanche un minuto. Andai a vederlo e bastarono soltanto nove minuti per capire di che pasta era fatto. Subito dopo si infortunò, era solo negli spogliatoi, piangeva e aveva freddo. Decisi di accompagnarlo a casa, parlai con i genitori che mi presero subito in simpatia. Così iniziò questa grande collaborazione con uno dei giocatori più grandi di sempre.

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