Un estratto dell'articolo di Domenico Marchese per Repubblica. La versione integrale all'interno del quotidiano in edicola:
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Bernardeschi, il ritorno del figliol prodigo ma senza perdono
Se domenica ha stretto i denti per scendere in campo contro il Sassuolo, sfiorando il gol in un paio di circostanze, venerdì sera sarà il cuore di Bernardeschi a stringersi...
Se domenica ha stretto i denti per scendere in campo contro il Sassuolo, sfiorando il gol in un paio di circostanze, venerdì sera sarà il cuore di Bernardeschi a stringersi in uno sciame di emozioni tornando in quella che è stata per tanti anni la sua casa. I fischi, prevedibili e giustificabili nel cuore e nella mente di un tifoso, accoglieranno il ritorno del figliol prodigo, senza però il perdono con cui si fa leva l’episodio biblico. Un parallelo che si sposa alla perfezione con la vita di Federico Bernardeschi, religioso al punto da indossare il 33 nella sua ‘vita nova’ in bianconero, fatta di attesa, tanta, e di lampi di soddisfazione, pochi ma intensi. Il fantasista ha saputo attendere il suo momento, scalpitando in silenzio e lavorando per provare ad avvicinarsi a chi lo precedeva nelle gerarchie di Allegri. Ha conquistato considerazione allenamento dopo allenamento, giorno dopo giorno, senza abbattersi durante le tante partite vissute dalla panchina, che amplificano la solitudine dei giovani talenti, ma senza pretendere alcunché quando la sua ora è scoccata.
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