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Benassi, Veretout e il ritorno alle mezzali. Così Pioli ha trovato i gol dal centrocampo

Dopo due anni in cui le circostanze tendevano a concentrare il peso offensivo interamente sulle spalle degli attaccanti, la Fiorentina di Pioli si è spostata su un altro binario. E oggi la prolificità dei centrocampisti è diventata centrale

Simone Torricini

A questa Fiorentina mancano i gol dei centrocampisti, si è detto più volte nel recente passato. I gol dei Badelj, dei Borja Valero, dei Vecino; giocatori che sotto la guida di Sousa tra l'estate 2015 e la scorsa primavera hanno sempre stentato nel dare del tu alla porta. Era un insieme di fattori a limitare il loro apporto alla fase offensiva, su tutti le caratteristiche tecniche dei singoli: Borja un gran tiro non lo ha mai avuto (né lo ha adesso, visto che con l'Inter il suo score di conclusioni a partita non va oltre lo 0,7), e a Vecino è sempre stata imputata una certa difficoltà nel trovare lo specchio della porta. Ad esonerarli definitivamente da quel genere di compito, in più, c'erano i dettami tattici di Sousa e la presenza pochi metri più avanti di una discreta batteria di tiratori o simili. Bernardeschi, Kalinic, Babacar e Ilicic non hanno fatto mai mancare il gol alla Fiorentina dello scorso biennio, facendone un vero e proprio monopolio di ruolo.

Poi è arrivata l'estate, e tre quarti di quella batteria di attaccanti ha fatto le valigie. Ne sono arrivati altri e con caratteristiche differenti: più assistman (Thereau) che tiratori spietati, più uomini-squadra (Simeone) che predatori d'area. Ne è derivata, sotto il profilo dei gol, una necessaria responsabilizzazione degli altri reparti. Non la difesa, che ha iscritto i soli Astori e Pezzella all'albo dei marcatori, ma il centrocampo che tanto mancava. A Badelj è toccata l'inaugurazione con il gol (inutile, con il senno di poi) ai danni della Sampdoria, dopodiché Veretout e Benassi si sono alternati tra Verona, Benevento, Torino, Crotone e Sassuolo. Questione di caratteristiche anche nel loro caso: che Benassi il gol lo abbia nel background personale è evidente sin dai tempi del Toro, così come Veretout ha sempre messo insieme buoni numeri in fase realizzativa nelle sue annate migliori.

Ma la spiegazione non si esaurisce qua, perché c'è molto anche della mano di Stefano Pioli e delle sue idee in tutto questo. C'è la scelta di dare continuità ad un attaccante generoso come Simeone, che corre tanto, ma che ha anche messo a referto 4 assist. Kalinic, un anno fa e di questi tempi, era fermo ad uno. C'è la fiducia dimostrata nei confronti di Thereau, che non ha in canna i 20 gol segnati dallo stesso Kalinic nella stagione 2016/17, ma che quando alza la testa sa sempre come giocare il pallone. E non a caso, proprio come Simeone, anche lui si trova a quota 4 assist. C'è anche la libertà concessa a Benassi in fase di possesso, l'invito ad alzarsi sulla linea dei trequartisti, e ci sono gli incoraggiamenti all'indirizzo di Veretout, che quando ha spazio è bene che lo aggredisca, uno con le sue qualità atletiche e nell'inserimento.

Ci sono, in sostanza, una serie di condizioni che garantiscono alla Fiorentina di Pioli una pluralità di sbocchi offensivi di ampio respiro. Esattamente un anno fa, alla vigilia della sedicesima giornata, i viola di Sousa avevano messo a segno 22 reti, e i marcatori erano appena sei. Tra questi sei Badelj e Sanchez, con una rete a testa. Oggi, dopo quindici gare di campionato, le reti all'attivo sono 26; i marcatori nove, tra cui Badelj e le due mezzali con 6 reti totali in tre. Segno che là davanti le dinamiche danno segnali quantomeno soddisfacenti, e che i gol dal centrocampo, nel loro piccolo, stanno dando un contributo costante.

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