Vi proponiamo l'ultimo post tratto dal blog Olivierobeha.it dell'omonimo giornalista e scrittore:
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Beha scrive: “Perché i Della Valle valgono meno del tycoon thailandese”
Olivierobeha.it dell'omonimo giornalista e scrittore: La differenza tra la Fiorentina e il Leicester non sta nei soldi, e neppure nei risultati che sono una conseguenza d’altro: di cosa?
La differenza tra la Fiorentina e il Leicester non sta nei soldi, e neppure nei risultati che sono una conseguenza d’altro: di cosa? Come leggete dall’articolo che riporto, il proprietario dal 2010, Vichai con quel che segue, ha creato un rapporto diverso con squadra, club, cittadinanza. Il contrario di ciò che hanno fatto i brothers a Firenze. E’ esattamente questa la loro grave colpa, per la quale non solo non vinceranno mai ma rimarranno nel disagio e nella contraddizione opaca: solo un fatto economico, niente passione, niente competenza, tutti dirigenti, un solo, anemico padrone. Chi è meglio, l’astuto e caloroso thailandese o i furbetti del mocassino?
o.b.
THAI-LEICESTER – DIETRO IL TRIONFO DI RANIERI C’E’ UN VOLPONE THAILANDESE CHE HA TRASFORMATO IN ORO GLI AVANZI DELLE GRANDI – MAHREZ, PAGATO 500MILA€, E’ IL MIGLIOR CALCIATORE DELLA PREMIER – IL SEGRETO DEI MONACI BUDDISTI -
Ama giocare a polo, offre ai tifosi birra e ciambelle ed è il re dei duty free: a Leicester Vichai Srivaddhanaprabha s’è presentato pure ieri in elicottero come faceva Berlusconi al Milan – Al ristorante ha avuto parole da fratello per Ranieri e ha ribadito: “Non vendiamo i giocatori per soldi. Terremo tutti i migliori”…
Dagospia.com
G.D.C. per il “Corriere della Sera”
Le barriere a volte esistono soltanto nella testa. Abbattute quelle, quasi tutto diventa possibile. Nel mondo reale le favole si fondano quasi sempre su tre fattori: ingegno, lavoro e fortuna.
Vichai Raksriakson, tramutato poi in Vichai Srivaddhanaprabha, è l’ impronunciabile nome del 59enne proprietario thailandese del Leicester campione d’ Inghilterra. Un destino davvero scritto nel nome, perché «Prabha» è colui che porta la luce, il bagliore. E davvero quest’ uomo venuto da Oriente l’ ha alzata un’ alba nuova in Inghilterra.
A Leicester s’ è presentato pure ieri in elicottero, griffato di blu e con la faccetta della Volpe simbolo del club sulla coda. Come faceva il primo Berlusconi del Milan, l’ ha parcheggiato sul campo del centro tecnico, in mezzo alle casette rosse della periferia più inglese che c’ è. Il re del duty free è arrivato nel 2010 in volo a planare su una città e una squadra depressa e in serie B.
Ha scelto Leicester e ha costruito un capolavoro, imitando la scommessa di se stesso.
Lui che nel 1989 a Bangkok aveva aperto il King Power, il primo negozio duty free. Un esperimento diventato una catena, commerciale e di grandi successi. I turisti girano più veloci delle idee, e i duty free si sono ingranditi, i soldi hanno cominciato a scorrere e un rivolo da più di 300 milioni in sei anni ha finito per inondare Leicester.
Mentre la squadra tornava e si salvava in Premier League, il re della Thailandia lo ribattezzava Srivaddhanaprabha, più che un nome un’ alta onorificenza molto ambita in patria.
Scritta la sua favola, ha scolpito la leggenda del Leicester campione. Non tradendo i suoi principi. Con la squadra tutta attorno a sé, al ristorante San Carlo di Granby Street ha avuto parole da fratello per Ranieri e padre per i giocatori: «Siamo una famiglia e dobbiamo continuare a esserlo. Questo stare uniti ci ha reso anche vincenti».
Gli slogan però sono vuoti se i fatti mostrano comportamenti diversi. Alle centinaia di tifosi, una festosa miscellanea multiculturale che affollava il piccolo centro della città quasi colto di sorpresa da una popolarità mondiale, Srivaddhanaprabha ha recapitato un messaggio chiaro: «Non siamo la squadra che vende giocatori per soldi. Terremo Vardy, Mahrez, Kante, Schmeichel». Tutti i protagonisti di un’ ascesa irresistibile, tutti dannati e ritrovati.
Non li ha scelti Srivaddhanaprabha, ma questi calciatori sono diventati eroi rispondendo alle aspettative del presidente thailandese. Il patron che ama giocare a polo, è padrone di un jet Gulfstream G650 e offre ai tifosi birra e ciambelle prima della partita, è fuori dagli schemi.
E se Vardy è il bomber pescato nelle serie minori e strappato al lavoro in fabbrica, Mahrez è l’ esterno algerino eletto (prima volta per un africano) miglior giocatore della Premier League (dai colleghi, la stampa ha invece scelto Vardy), pagato la sciocchezza di 500 mila euro e strappato al Le Havre (B francese).
Kasper Schmeichel è diventato il portiere paratutto e finalmente non è più solo il figlio di Peter, mitico numero uno del Manchester United di Ferguson. Il piccolo Kantè, anche lui figlio della B di Francia, è l’ acchiappatutto di centrocampo e il preferito di un mito d’ Inghilterra: quel linguacciuto di Gary Lineker.
Dei raccattati insomma. Gente ai bordi del calcio o al massimo del campo fino a qualche anno fa. Oggi valgono milioni e il miracolo del presidente Srivaddhanaprabha è proprio questo. E lui lo sa, mentre svolazza via sul suo elicotterone blu, nel cielo di Leicester. Saluta: «That’ s all folks», per ora. Ma un tizio così va in Champions l’ anno prossimo.
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