Di scalate ne ha fatte Mati Fernandez. E' abituato a lottare, tanto che quando era ancora un minorenne rischiò di terminare precocemente la sua carriera da calciatore: subì un grave infortunio alla colonna vertebrale. Mati non si scoraggiò perchè il suo obiettivo era quello di diventare uno dei più talentuosi giocatori cileni. Il 2006 fu l'anno in cui venne eletto miglior giocatore sudamericano dell'anno: una soddisfazione sudata che viaggiava oltre i confini del proprio paese. Sorrideva a testa alta, felice e fiero di quel sogno realizzato. Amatissimo dalla Garra Blanca (la speciale tifoseria del Colo-Colo), ancora oggi in patria avvertono la nostalgia del loro ex beniamino. Quando passò al Villareal fu un vero trauma per i tifosi dell' Estadio Monumental David Arellan.
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Aspettando (ancora) Mati
In carriera ha superato tanti esami. Ma a Firenze sta deludendo (COMM.)
In Spagna al Villarreal dovette prendere l'eredità di Riquelme, idolo argentino del Madrigal. Ma ha dovuto cercare fortuna altrove. L'esperienza in Portogallo è stata come un déjà vu: Fernandez avverte la stima di tutti e conquista applausi e vittorie. Allo Sporting gli sembra di percepire le stesse emozioni vissute in Cile: diventa un punto di riferimento importante per la squadra e per i tifosi. Trequartista, regista davanti alla difesa, persino seconda punta, Mati ricopre più ruoli ma è evidente che predilige la manovra offensiva (e in quel caso offre il meglio di sé).
A Firenze l'estro creativo non l'ha ancora mostrato e molti si domandano quali siano le cause. E' colpa dei tatticismi totalmente differenti dal calcio in cui ha militato finora? Oppure è solamente una sfortunata questione fisica e psicologica? Una cosa è evidente: Mati non ha quel sorriso rilassato di una volta. Lo sguardo è teso e spesso si sente un pesce fuor d'acqua. L'asso del fuoriclasse lo nasconde nella sua manica in modo timoroso.
Una volta il ragazzo utilizzava la rabona (faceva di tutto, dal dribbling al passaggio, dal cambiare posizione al cross) in modo frequente, mentre adesso l'ha praticamente eliminata dal repertorio individuale. Solo quando torna a casa con la sua nazionale dà sfogo a questo magico colpo. Questione fisica o tattica che sia, tutti ci auguriamo di vederlo sereno al più presto. Col giglio sul petto.
ANDREA CARRAI
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