Coi capelli corti, il pizzetto un po' imbiancato e qualche ruga in più, ma col carisma e la personalità di sempre. A quasi 15 anni di distanza dal suo addio a Firenze, Gabriel Batistuta è sempre lui. Schivo, con poco interesse per le pubbliche relazioni, ma maledettamente determinato e romantico (...)
news viola
Ancora Bati: “Antognoni dovrebbe stare in società”
Il Re Leone: “Qualcuno mi chiamava Dertycia con i capelli…”
«Il mio rapporto con questa città è sempre stato aperto e pieno di rispetto. Qualcuno mi ha chiamato mercenario, ma io sono sempre stato un professionista e anche per questo non volevo giocare gratis. Adesso comunque i tifosi hanno capito anche i motivi della mia scelta di andare a Roma, il tempo in queste cose è galantuomo. A Firenze sono rimasto tanto perché volevo vincere con questa maglia, mi stimolava l'idea di andare in alto con una squadra che partiva dalla B. Negli anni dissi di no anche alla Juve: dopo aver vestito il viola, non avrei potuto indossare il bianconero.Purtroppo a Cecchi Gori spesso sono mancati buoni consiglieri e qualche idea. Il nostro periodo migliore fu col Trap, perché c'erano Rui, che non sento al telefono ma porto sempre nel cuore, e Edmundo, a cui però venne permesso di tutto».
A proposito di infortuni, Gabriel, 44 anni, fino a pochi mesi fa faticava pure ad alzarsi da letto: «Tornassi indietro non rifarei quello che ho fatto — ammette mentre si sistema la camicia griffata col suo nome e con un leone dalla corona in testa — è stata colpa anche dei medici se mi sono ridotto così. All'inizio, anche a Firenze, mi mandavano in campo con tante infiltrazioni, poi fui anche io a voler giocare tutte le partite. All'epoca mi sentivo Tarzan. Rispetto a due anni fa ora comunque va meglio, diciamo che sia io che la Fiorentina abbiamo un buon futuro davanti. (...)
Quello che non capisco però è perché Antognoni non sia in società. Lui è la Fiorentina, come si fa a lasciarlo fuori? Per quello che ho fatto anch'io dovrei starci nella dirigenza, ma per me è diverso. Io sono argentino e vivo a migliaia di chilometri, lui però è qui e in viola dovrebbe starci a qualunque costo». (...)
L'intervista sta finendo, mezzora davanti ai giornalisti, basta e avanza per fargli aumentare la voglia di rituffarsi in quella che è stata la sua città per 9 anni. Prima dei saluti però, c'è tempo ancora per rivivere almeno qualcuno dei suoi 207 gol viola: «A Wembley fu bellissimo, così come il Camp Nou e la rete al Manchester, ma io, mentre sono a Reconquista, ripenso a vittorie come quella sul Bologna: arrivai a Firenze il sabato sera con un volo dall'Argentina, la domenica scesi in campo e vincemmo 2-0 con un mio gol, dopo aver passato una notte intera a farmi massaggiare da Luciano Dati. Ricordo anche che qualcuno mi chiamava "Dertycia coi capelli": l'importante nella vita è avere le palle per fare marcia indietro».
L'intervista completa sul Corriere Fiorentino
© RIPRODUZIONE RISERVATA