In una lunga intervista sul sito ufficiale della Fiorentina, Lorenzo Venuti si racconta e dà modo ai lettori di conoscere anche aspetti extra-campo della sua vita: vi proponiamo alcuni passaggi interessanti.
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Venuti sincero: “Giudicate il Lollo calciatore. Se non giocassi mai? Andrei via”
La consapevolezza dell'esterno che lotta per la maglia e per se stesso mentre cresce come uomo
"Ad allenare adesso proprio non ci penso minimamente. Mi rendo conto che è proprio difficile. E’ impegnativo, e non so se riuscirei a mettere insieme tante teste di uno spogliatoio e a farle pensare come la mia. Ad ora l’allenatore no, poi potrei cambiare idea tra qualche anno. Mi piacerebbe probabilmente rimanere in ambito calcistico. Perché il calcio è una passione. Ce l’ho dentro, lo faccio nella vita e proprio mi piace.
La comunicazione e la vita monotona del calciatore
"Sicuramente la comunicazione nel calcio tende ad essere monotona. Ma la vita del calciatore in generale è monotona. A livello di quotidianità ti ritrovi a ripetere sempre le stesse cose, e quindi ti viene anche ad esprimerti così dopo le partite, ripetendo le medesime cose. Anche perché c’è un po' di attenzione in più, perché sei sempre soggetto a critiche. Magari fai un’intervista lunga di mezz’ora, viene presa solo una frase e ci vengono scritti 50 articoli. Di conseguenza, essendo soggetti a queste cose, si tende a dire il minimo indispensabile. E il minimo indispensabile sono sempre le stesse cose: quando vinci son quelle, quando perdi sono altre. Se ci fosse più obiettività e oggettività da parte dei giornalisti che riportano le cose, e da parte nostra nell’esprimersi ci potrebbe essere una comunicazione migliore. Fintanto che ognuno tira l’acqua al suo mulino, si fa fatica.
La vita del calciatore purtroppo è monotona. Si tende sempre a vedere il bello della vita del calciatore, ed è giusto così. Però ci sono tanti sacrifici dietro, tantissimi. Quando arrivi a questi livelli, la tua vita si riduce a campo-allenamento-casa. Difficilmente uno trova tempo per cimentarsi in altro. Noi calciatori tante volte veniamo visti come macchine. Spesso il giornalista critica perché pensa che dall’altra parte ci sia una macchina che non prova emozioni o altro. Invece siamo esseri umani anche noi e queste cose le percepiamo. Tanti giocatori ci soffrono per queste cose. Secondo me la bravura, non tanto del calciatore, ma dell’essere umano, sta nel trovare altro fuori dal campo che ci fa distrarre, oltre a rendere la vita meno monotona, può aiutare a sgomberare la mente, a distrarci. Soprattutto nei momenti di difficoltà, quando uno è soggetto a critiche o a periodi negativi".
Fiorentino a Firenze
"Rappresentare la mia città, essere visto come simbolo, per me è un sogno che si realizza. Dall’altro lato diventa stucchevole, me ne rendo conto. Tante volte si tende a guardare il ‘Lollo fiorentino’, il ‘Lollo cresciuto nel settore giovanile’, e si trascura il Lollo calciatore. Porterò sempre Firenze su un piedistallo, ne parlerò sempre bene, e mi fa sempre piacere parlarne, ma mi rendo anche conto che possa diventare stucchevole. Parlo anche da professionista. Ogni calciatore ha degli obiettivi, ognuno di noi ha dei sogni nel cassetto, delle aspirazioni. Ipoteticamente, dovessi rimanere in panchina sempre e non vedere mai il campo, ed essere solo quello che dimostra affetto per la maglia e sta lì, non ha senso. Pur andando contro il mio affetto per la Fiorentina, e mi dispiacerebbe molto per Firenze e la Fiorentina, sono i miei obiettivi, la mia mentalità di cercare sempre di migliorarmi. La mia missione è di sfatare il mito che non esista profeta in patria. Perché ci sono tante persone che dicono che Lollo è solamente quello che rappresenta Firenze e ci mette il cuore, ma poi per il resto non fa niente. Invece no, voglio dimostrare che c’è sì il Lollo che in campo sputa l’anima, che in campo dà tutto quello che può dare. Ma c’è anche il Lollo che in campo fa cose fatte bene, che ha un valore e cerca di dimostrarlo in campo, non solo mettendoci tutto, ma anche a livello tecnico e tattico".
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