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Gambero, Lollo e Valon: tre ciao diversi

Uno a fine ciclo, l’altro si era perso. Ma Behrami… (COMMENTA)

Redazione VN

Tre partenze dolorose, ognuno a suo modo. De Silvestri, Gamberini e Behrami se ne sono andati tutti insieme, quasi all'improvviso viste le due trattative "lampo" (almeno rispetto a quelle a cui ci ha abituato la Fiorentina, per i colpi in entrata) concluse con Samp e Napoli. Sono addii che lasciano sensazioni e strascichi diversi nella tifoseria viola, costretta a fare i conti con nuove partenze senza poter affidare le proprie speranze sui sostituti, ancora da decifrare.

E allora diventa più malinconico il saluto ad Alessandro Gamberini, che pure sembrava aver finito il suo (longevo) ciclo in maglia viola. Se ne va dopo 7 stagioni di Fiorentina e con lui parte uno dei veterani di più lungo corso, nonchè il capitano dell'ultima squadra gigliata. E' stato, forse, anche questo ad incrinare il suo rapporto con Firenze, dove era arrivato in punta di piedi dal Bologna per poi conquistarsi un ruolo sempre più importante nel cuore della difesa di Prandelli. Un paio di campionati ad altissimo livello che l'hanno portato anche in nazionale, poi tanti acciacchi fisici ne hanno minato la tenuta fisica e pure un po' l'autoconvinzione. A completare il tutto, dicevamo, quella fascia consegnata "di forza" dalla società un anno fa, in un momento così travagliato, a lui che non è mai stato un mostro di carisma e personalità. Lasciarsi era, probabilmente, inevitabile ma Gamberini merita un grosso in-bocca-al-lupo.

Diventa più sofferta la separazione da Lorenzo De Silvestri, sebbene assolutamente legittima dal punto di vista tecnico vista l'abbondanza nel suo ruolo. Ma i tifosi si erano affezionati a Lollo in questi tre anni, per la genuinità del personaggio e per quelle sue grandi potenzialità fisiche che si sperava di veder sbocciare in maglia viola. Anche perchè la prima stagione era stata incoraggiante, con i progressi tattici e la crescente continuità di prestazioni, fino ad affacciarsi (pure lui) in azzurro. Ma è stato proprio il picco raggiunto a farlo "mollare" un po' di testa, come lui stesso riconobbe con onestà, e la perdita di una figura come Prandelli ha contribuito alla sua involuzione. Dall'anno scorso era ormai una riserva e, quindi, con l'arrivo di Roncaglia era quasi logico immaginare una sua cessione, sentimentalismi a parte.

Ma è evidente e persino scontato che la cessione più traumatica sia stata quella di Valon Behrami. Uno che i tifosi consideravano un punto di riferimento, perchè uno dei pochissimi a salvarsi nell'ultima stagione e perchè portatore dei valori quali serietà, generosità e grinta pressochè introvabili nella Fiorentina recente. Tanto da meritarsi uno dei pochissimi cori ad personam intonato dalla Curva. Su Behrami (e pochi altri) la gran parte di Firenze sperava di ricostruire un nuovo corso, immaginando lo svizzero come guida carismatica dello spogliatoio e accogliendo con orgoglio la sua dichiarata voglia di legarsi ad un club con un appeal ormai non più altissimo. Fiducia "tradita", almeno secondo una parte della tifoseria, che ha vissuto la partenza di Behrami in direzione Napoli come un colpo basso inferto da un altro, ennesimo (e malcelato) mercenario. C'è però chi crede alla sua versione dei fatti - di un rinnovo mai presentato seriamente e della volontà della Fiorentina di cederlo - e se la rifà con la società, colpevole di un'altra delusione nei confronti del popolo gigliato.

Firenze che ancora una volta si divide, tra opinioni, dubbi e sfumature (non mancano quelli che considerano l'operazione un affare per i viola). Che non cambiano di molto la sostanza di un addio pesante, soprattutto perchè 'inaugura' un ritiro precampionato già molto complicato per Montella. E anche per i tifosi viola.

SIMONE BARGELLINI