Pomeriggio uggioso a Firenze, con una lieve pioggia che bagna sciarpe e bandiere. “Il Genoa fa la salvezza, per me vinciamo agilmente” – “La fai troppo semplice, loro sono una squadra quadrata”: due tifosi viola corredati di birra e panino discutono animatamente poco fuori dallo stadio. Passati i tornelli, troviamo vari manifesti firmati Curva Fiesole che invitano tutti i tifosi a sostenere la squadra: “Io canto tutte le domeniche, per cui c’hanno poco da rompere” sbotta un supporter gigliato. Saliamo le gradinate e attendiamo l’inizio del match: “Queste sono delle partitacce, non mi stupirei di un pareggio” ci confida un nostro coetaneo.
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Vista dalla Fiesole: “Ci s’è fatta, ma che fatica”
L’ottimismo, la paura e il sollievo: “S’è avuto sedere…” (COMMENTA)
Entrano le squadre in campo e l’Artemio Franchi comincia a sostenere i suoi ragazzi. Si comincia piano e i primi 20 minuti passano senza sussulti: tra i tifosi c’è già il timore che questa non sarà una partita semplice. Finalmente ci facciamo vedere in avanti: Aquilani spara alle stelle un pallone servito da Cuadrado e, un minuto più tardi, Ljajic manca il gol in scivolata di pochissimo. “Vai, è ripartito il tiro al piccione”: la gente apprezza gli attacchi viola, ma la palla non vuole entrare. Alla mezzora Jovetic si mangia l’1-0: “Perché ha voluto tirare in quella maniera?”, “Ma tira una sassata da lì!” sono i commenti al gol mancato dal montenegrino. Ljajic parte in dribbling: ne supera uno, poi un altro ancora, qualcuno tocca davanti alla porta e qualcun’altro ci vola addosso esultante; 1-0 di Aquilani, partita che adesso sembra in discesa. La curva si esalta, e anche un turista asiatico vicino a noi canta estasiato qualcosa nella sua lingua. Nel finale di tempo Pizarro scheggia la traversa e ci fa vedere per un attimo il possibile 2-0: “La solita sfiga ladra!” sentenzia un tifoso incappucciato.
Finisce il primo tempo, la gente è ottimista ma allo stesso tempo preoccupata: “Dobbiamo chiuderla, sennò si rischia troppo”. Prima della ripresa c’è anche tempo per un omaggio alla piccola Sofia: “Non mollare” è il messaggio della Fiesole. Nel secondo tempo il Genoa fa sul serio e ci mette paura: vari palloni ballano nell’area viola e per poco Savic non la mette alle spalle di Viviano. Poi la doccia fredda: Portanova pareggia i conti e il morale è sotto i tacchi. “Tutte le volte si prende gol a bischero da questa gente scarsa!”: il pubblico impreca e bestemmia veementemente. Poco più tardi a Tzorvas si incrociano le mani e Cuadrado spedisce in rete: distesi sulle gradinate, speriamo nuovamente nei 3 punti. Riparte la torcida viola, ma la difesa “pastrocchia” e Antonelli mette dentro fulminando Viviano: nuova doccia fredda. “Ma Viviano è a fare il portiere o è a guardarsi la partita?”, “Questa difesa è di molto ballerina, altrochè” imprecano di nuovo i tifosi viola tra parolacce e sconforti vari. Nel frattempo entra l’eterno Toni e speriamo in qualcosa. Il subentrato Mati Fernandez trotterella per il campo e Bertolacci lo atterra: per lui doccia anticipata; Genoa in 10. La gente adesso ci spera e spinge la squadra. Finalmente arriva il gol dell’ex nella porta sbagliata: il turista asiatico ci salta addosso e dietro di lui un’onda umana ci travolge in delirio. Lo speaker urla tre volte il nome di Gonzalo Rodriguez, anche se scopriremo più tardi che l’autore del gol, o meglio dell’autogol, è Cassani: “A me addirittura mi sembrava che l’avesse fatto Borja Valero” dice qualcuno con il fiatone di chi si è sbracciato parecchio. Adesso sembra impossibile poter buttare via l’incontro: “Ci s’è avuto un discreto sedere” esordisce qualcuno. Passano i soliti agonizzanti tre minuti di recupero ed è fatta: la gente esulta e rende omaggio ai giocatori viola.
”Alla fine ci s’è fatta, ma che fatica”: nonostante i due gol subiti la partita va in porto e il popolo viola spera ancora nell’Europa. Sotto a una copiosa pioggia, i motorini suonano il clacson e la gente sventola le bandiere: “Questa Fiorentina ci garba anche se ci fa soffrire!” esclama un anziano tifoso in compagnia dei propri nipotini. Tutti sorridono e Firenze fa ancora festa.
ARTURO LEONCINI
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