La Nazione parla dell'ottima prestazione di Norberto Neto all'Olimpico. Il portiere brasiliano si può definire il migliore in campo, questa volta senza ridacchiare. Neto ha saputo reagire nella palude ucraina e qui all'Olimpico; e chi lo conosce mette ancora una volta in evidenza il carattere di un giocatore abituato a subire, un giorno sì e l’altro pure, il martellamento della sfiducia. La tesi sul conto di Neto, che dalla scorsa estate viene accusato di non saper dare sicurezza al reparto, è piuttosto originale: il portiere vuol rassicurare gli altri offrendo di sé un’immagine spavalda nelle valutazioni. Un ipertrofismo dell’ego a fin di bene: si può definire così? Lo scanner entra in azione soprattutto quando le palle da giudicare sono al limite fra il dentro e il fuori.
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La metamorfosi di Neto
Da peggiore in campo a uomo copertina (COMMENTA)
E' successo sia a Bergamo (traversa di Denis) che a Firenze contro il Parma sull'azione della rete di Gobbi allo scadere. Un eccesso di sicurezza che è diventato il marchio della goffaggine. Eppure - e qui sta la grandezza o il pericolo - Neto non ha perso le sue abitudini. Vuole sembrare più sicuro di quel che è in realtà, o davvero ha uno sguardo-scanner che battezza le palle che finiscono fuori, anche se vicine, vicinissime al palo? Ieri sera è successo con Perea e sulla punizione di Hernanes che ha quasi sbucciato il palo: sulla prima Neto è uscito correttamente e, gelido, si è rilassato quando l’attaccante ha colpito basso per tirare fuori; sulla seconda il tuffo è stato pronto, ma a metà lo sguardo aveva già il replay anticipato: tranquilli, va fuori. Di qualche millimetro, ma che differenza c’è, Neto lo sapeva. Se un giorno Neto diventerà fortissimo - come sostiene lo staff tecnico viola - potrà insegnare anche l’esercizio della pazienza.
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