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Borja più forte delle ingiustizie

L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara

Redazione VN

Se rischi di restare col cuore al buio devi reagire in un lampo. E per reagire, quando si parla di pallone, servono dirigenti capaci, un allenatore che sa maneggiare gli umori dei suoi uomini e uno spogliatoio solido e costruito per non mollare mai. Quando Andrea Della Valle, dopo l’espulsione di Cuadrado e la sconfitta col Napoli, ha deciso di fermarsi a Firenze per parlare prima coi suoi dirigenti e quindi coi giocatori, si è capito che questa Fiorentina la testa non l’abbassa mai. E quando Adv ha fatto i complimenti ai suoi ragazzi per la bella partita, promettendogli che la società non li avrebbe mai lasciati soli davanti alle ingiustizie, tutti hanno capito che quelle anime frustrate e perse che la sera prima avrebbero voluto prendere a calci gli armadietti e chissà cos’altro in realtà avevano occhi vivi e pronti a ripartire. Se soffi su questa Fiorentina puoi stare tranquillo che la fiamma non si spegnerà. Anche perchè uno dei più inferociti del dopo Napoli è stato il primo a riprendere la corsa guidando il resto del gruppo. Con lo stesso entusiasmo e una dose di cattiveria in più. Lui è simbolo di questa Fiorentina. Una squadra che è la fotocopia del suo modo di intendere il calcio e la vita. Lui si chiama Valero, Borja Valero, e il suo nome ha scosso la notte, quando il suo volto stanco e felice è apparso dalla porta del treno e si è trovato davanti centinaia di tifosi che cantavano felici: «Borja Valero, c’è solo Borja Valero ».

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