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Un altro Viareggio amaro, ma non facciamone un dramma

Viareggio alle spalle, ma i “se” e i “ma” sono numerosi...

Stefano Fantoni

La delusione c'è, perché quando si abbandona una competizione non può non esserci. Ma mai come stavolta i se e i ma sono numerosi. Parliamo dell'avventura della Fiorentina alla Viareggio Cup, conclusasi oggi ai quarti di finale contro il Parma [RIVIVI IL LIVE].

Un epilogo netto, per quanto visto sul campo, ma la squadra di Bigica, che comunque nel dopo gara si è preso le responsabilità della sconfitta, non ha potuto esprimere tutto il potenziale a disposizione. Colpa di una collocazione temporale del torneo completamente illogica, nel bel mezzo della sosta per le nazionali, che ha privato i viola di ben dieci giocatori contro i ducali, che, sommati alle indisposizioni di Meli e Ghidotti, ha sostanzialmente tolto di mezzo la spina dorsale della formazione.

Nell'arco del torneo, tra le tante seconde linee scese in campo c'è chi ha sfruttato l'occasione. È il caso di Chiorra e Niccolò Pierozzi: il portiere, di fatto il terzo dietro Ghidotti e Brancolini, ha dimostrato di essere un validissimo interprete del ruolo; il jolly, due gol, ha mostrato una duttilità che potrà tornare utile in questa seconda parte di stagione. E poi Longo, che con tre reti ha capitalizzato la luna storta prima e l'assenza poi di Vlahovic.

La copertina se la dividono MontielFerrarini, due titolarissimi. Lo spagnolo, quattro gol e tre assist, è stato il faro tecnico della squadra, un genio a tutto campo che quando si è acceso ha fatto male. Il terzino destro, ruolo nel quale la Fiorentina latita da anni, ha segnato due reti e dando continuità all'ottima stagione disputata fin qui.

Adesso otto giorni di pausa, con allenamenti quotidiani utili per ritrovare il gruppo completo alla spicciolata e preparare l'insidiosa trasferta di Cagliari in campionato. Poi arriverà la doppia finale di Coppa Italia contro il Torino: venerdì 5 al Franchi, il 12 al Filadelfia. Ecco, quello sì che sarà un appuntamento da non fallire. Una competizione di prestigio e un trofeo da riportare in bacheca. E poco importa se si è salutato in anticipo un torneo che, ormai, è niente più che la vecchia brutta copia sbiadita di quello che fu.

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