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Parisi (Fiorentina Women’s): “Vincere a Firenze ha un sapore diverso”

Le parole della centrocampista della squadra allenata da Fattori e Cincotta

Redazione VN

Tra le grandi protagoniste della Fiorentina che ha centrato il double Scudetto-Coppa Italia c'è Alice Parisi. La centrocampista azzurra si è persa le battute decisive della splendida cavalcata viola a causa di una frattura alla tibia riportata in nazionale ad aprile, ma è pronta per le nuove sfide che attendo la Fiorentina la prossima stagione. In patria - la Juventus ha già annunciato che lancerà un progetto simile a quello della squadra toscana - e in Europa. La centrocampista ne parla con UEFA.com:

Prima di arrivare a Firenze avevi già vinto un campionato e due Coppe Italia. La Fiorentina ti ha acquistata anche per questa tua “abitudine” alla vittoria: come ti senti ora che siete riuscite a centrare l'obiettivo?

"Rispetto al campionato vinto col Bardolino Verona nel 2009, questo lo sento molto più mio. Sono arrivata in una piazza importante con ambizioni molto chiare sin dall’inizio, ma comunque in una squadra che in estate è stata completamente rinnovata; sapevo che vincere qui sarebbe stato qualcosa di nuovo, e questo ha un sapore diverso. A Verona ero a inizio carriera, mentre oggi ho una consapevolezza completamente diversa. Per me si tratta dello scudetto della maturità, un premio per tutti gli ultimi anni di sacrifici".

Cosa hai trovato a Firenze che vi ha permesso di ottenere un tale risultato?

"Sembrerà banale, ma qui a Firenze ho trovato un grandissimo gruppo. Il palcoscenico è importante e all’inizio c’era un po’ di pressione, magari persino paura di non farcela a vincere. Poco a poco però si è instaurata una serenità che ci ha permesso di vivere la stagione giorno per giorno, senza pensare troppo al futuro: gli ottimi risultati ottenuti in corso d’opera ci hanno poi permesso di creare qualcosa di vincente".

Credi che quello della Fiorentina sia un modello da imitare?

"Assolutamente sì. Il poter impostare la stagione a livello professionistico come se si trattasse di una squadra maschile ha permesso di fare un salto di qualità in termini di squadra, staff tecnico e strutture. Il nostro è stato uno scudetto a 360 gradi, per la conquista del quale ha giocato un ruolo importantissimo l’intera società: c’è stata una comunione d’intenti da parte di tutti che mi ha davvero sorpresa ed emozionata. La direzione è sicuramente quella giusta: senza un settore giovanile in grado di preparare le atlete dal punto di vista tecnico, fisico e mentale diventa impossibile raggiungere determinati livelli".

Ti aspettavi tanto entusiasmo a Firenze per lo Scudetto?

"All’inizio di un campionato non si pensa a come potrebbe andare a finire. Col passare dei mesi però abbiamo iniziato a fare due conti e la vittoria decisiva è stata il perfetto coronamento di una stagione spettacolare".

Il brutto infortunio di aprile ti ha però costretta a saltare l’ultima parte del campionato: come hai fatto a far sentire la tua vicinanza alla squadra?

"Nonostante le stampelle, credo di non aver saltato nemmeno un allenamento! Ho cercato di essere sempre presente e di non cambiare il mio atteggiamento nello spogliatoio: l’ho fatto per le mie compagne ma anche e soprattutto per me, perché ho avuto bisogno di continuare a sentirmi parte della squadra. Devo dire che le mie compagne sono state fantastiche e mi hanno aiutato tantissimo. A Firenze chiunque ha fatto qualcosa per farmi sentire a casa. La mia famiglia e i miei amici più cari hanno fatto ovviamente la loro parte".

Tu che l’atmosfera della Women’s Champions League l’hai già assaggiata, cosa ti senti di dire alle tue compagne?

"Le emozioni che si provano sono uniche in ogni partita. Si affrontano squadre fortissime e molto organizzate, e gare del genere tirano fuori il massimo da qualsiasi giocatrice. Se posso dare un consiglio, direi di cercare di giocare con la massima tranquillità possibile. Grazie ai social media è oggi possibile seguire le migliori atlete al mondo, e poterle sfidare è motivo di orgoglio. Ricordo quando affrontammo l’Umea, all’epoca vi giocavano Marta e Ramona Bachmann, io ero giovanissima e fu molto emozionante: non ricordo però di aver avuto alcuna paura, l’unico mio obiettivo era cercare di limitarle... ".