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Corriere Fiorentino: un pomeriggio con le donne viola

Un pomeriggio insieme alle ragazze della squadra femminile della Fiorentina

Redazione VN

Di Antonio Montanaro - Corriere Fiorentino

Laura Paoletti, la prima team manager donna ad andare in panchina nella storia della serie A, è seduta a gambe incrociate sul prato sintetico del campo di allenamento di San Marcellino.

È appena dietro Sauro Fattori, il mister della Fiorentina Women’s Football Club: ascolta, osserva, confabula con le altre collaboratrici mentre le ragazze si allenano sotto il sole delle quattro del pomeriggio. È lei il trait d’union tra il viola dei maschi e quello delle donne. Lei che lo scorso anno ha girato gli stadi d’Italia e di mezza Europa con Montella, Borja, Pizarro e che ora metterà a disposizione, da club manager, le sue competenze in una nuova avventura: «Dalle giovanili alla prima squadra, la mia esperienza nel mondo del calcio è quasi completa. Ho imparato tanto e lo metterò in pratica con loro», racconta mentre osserva le magliette bianche che spostano la porta per la partitella.La Fiorentina delle donne è una novità per l’Italia: quello dei Della Valle è il primo club professionistico ad avere una squadra femminile. La Figc ha approvato una norma ad hoc che ha permesso di creare una società dilettantistica (presidente Sandro Mencucci, ad Vincenzo Vergine) legata però alla casa madre di Viale Fanti. «Certo, vogliamo vincere, chi non lo vorrebbe: il nostro obiettivo è almeno la Champions — spiega Mencucci — ma abbiamo deciso di fare questa operazione soprattutto per contribuire alla crescita del calcio femminile italiano». In Italia ci sono appena 20.000 tesserate, poca roba rispetto ai numeri di Inghilterra (90 mila), Germania (1 milione), Stati Uniti (18 milioni). «La strada è lunga, anche per portare qualche calciatrice straniera famosa qui da noi, così come succedeva in serie A nei primi anni Ottanta con i vari Zico, Falcao, Maradona», sottolinea il presidente.

La Fiorentina intanto ha ingaggiato Patrizia Panico, 40 anni il prossimo anno e un palmares da record: 10 scudetti, 5 coppe Italia, 8 Supercoppe, 14 volte capocannoniere in A, 153 presenze e 83 gol in Nazionale. Una sorta di Roby Baggio delle donne, che ha deciso di rinunciare alla Champions conquistata dopo lo scudetto a Verona «perché è più importante abbattere tutti i pregiudizi che ci sono ancora oggi sul calcio femminile». E per le compagne è già un punto di riferimento: prima palleggia a piedi nudi a bordo campo, poi lascia l’allenamento scarpini in mano e un sacchetto di ghiaccio tra le braccia. «Tutto bene Patrizia?». «Sì, sì, vado a farmi la doccia un po’ prima», risponde con un sorriso.

Giulia Orlandi ha 28 anni, è il capitano, centrocampista («un numero otto»), fiorentina doc, viene dall’Acf Firenze Asd, la società che si è trasformata in Fiorentina Women’s Football Club. Con lei ne sono rimaste altre dieci. «Gioco a calcio da quando avevo otto anni, sempre qui a Firenze, questo campo è la mia casa. Patrizia ci sta dando tanto in termini di esperienza e personalità, è molto utile guardare come si muove e ascoltare i suoi consigli». La rosa è composta da ventuno ragazze, tra cui tre nazionali under 19 (Alice Tortelli, Francesca Durante e Valery Vigilucci) e una nel giro delle azzurre del ct Cabrini (Alia Guagni). Due le straniere, la svedese Lisa Ek (mediano) e l’ungherese Réka Szőcs (portiere della nazionale magiara).

Nel campionato italiano le calciatrici non possono avere un ingaggio annuale superiore ai 25 mila euro lordi. Ma a giudicare dall’impegno che ci mettono sono tutt’altro che dilettanti: ottima tecnica, allenamenti cinque volte a settimana. «E poi non si stancano mai», fa notare Nicola Melani, preparatore dei portieri che lo scorso anno era a Siena con la Robur di Morgia. «Lavorano su un esercizio fino a quando non sono soddisfatte, tutta questa tenacia non l’ho mai riscontrata negli uomini». E se lo dice lui che, tra gli altri, ha formato ai tempi della Pistoiese un giovanissimo Mattia Perin... Tamara Gomboli, invece, si occupa della parte organizzativa: è la team manager. Laurea in scienze della Formazione, esperienze con società dilettantistiche, lo scorso anno all’Acf Firenze: «E ora questo incarico molto stimolante». Consegna nella mani del mister e dei collaboratori un modulo: un po’ la prendono in giro, un po’ la seguono. «Il mio è un lavoro fatto anche di incombenze burocratiche», dice con il piglio di chi sa farsi ascoltare. Infine mister Fattori, ex attaccante della Fiorentina degli anni Ottanta, tre campionati sulla panchina dell’Acf Firenze: «Per me è un ritorno a casa, rispetto al calcio dei maschi è un’altra cosa, perché lì ora è tutto puntato sulla fisicità. Obiettivi? L’altra sera a cena il presidente della Fiorentina Cognigni, tra una battuta e l’altra, mi ha parlato di scudetto. Non so se stesse scherzando, comunque cercheremo di accontentarlo». Verso le 17,30 le ragazze lasciano il campo a una cinquantina di bambini in maglia viola e intorno al campo cominciano ad accalcarsi frotte di genitori. Tra qualche giorno lì ci saranno anche le loro coetanee in scarpini e pantaloncini: i club di serie A femminile, infatti, da quest’anno sono obbligati ad avere una squadra under 12. Il calcio (non solo delle donne) cresce anche così.