ex viola

Roggi ricorda: “La maglia era una questione affettiva. Gli sponsor hanno cambiato tutto”

Moreno Roggi fa un tuffo nel passato per parlare della maglia viola e di come è cambiato il calcio

Redazione VN

Moreno Roggi, ex grande promessa della Fiorentina negli anni '70 (prima che un infortunio interrompesse la sua carriera), racconta il suo rapporto con la maglia viola. Nel senso letterale del termine. Lo fa in un'intervista al sito jerseyvice.com dove racconta: "Ai miei tempi il numero 3 poteva metterlo Mancin, Longoni, Roggi, fino ad arrivare a Rossinelli, o anche Alessio Tendi. Ed era sempre la stessa maglia. Prima dell’annuncio della formazione nello spogliatoio, le maglie disposte dal nostro Ernesto (storico e indimenticato magazziniere della Fiorentina n.d.r.) su un grande termosifone, rappresentavano la meta da conquistare. Mano a mano che venivano chiamati i giocatori, ognuno andava a prendersi la propria: Superchi, Galdiolo, Roggi, Beatrice… e questo gesto di andare a prendersi la propria maglia l’ho sempre visto come un simbolo, una metafora molto potente". Roggi racconta poi l'evoluzione delle maglie con l'introduzione degli sponsor: "Ho provato un senso di tristezza e malinconia. È come se, in qualche modo, fosse venuto meno il rispetto verso la maglia come simbolo. La maglia era un qualcosa che ti prendeva emotivamente, una cosa esclusivamente affettiva. Dopo, il peso del denaro cominciava a essere avvertito. La società diventava azienda, mentre fino a quel momento l’ambiente era sempre stato molto familiare. Materialmente vedevi lo sponsor e non più la famiglia che reggeva le sorti della società. Almeno a me ha fatto quell’effetto". Leggi il resto dell'intervista qui.

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