"Un calcio al virus" è il titolo del libro scritto da Alessio Alaimo sul 2020 vissuto dal mondo dello sport, disponibile da oggi. All'interno, possiamo trovare anche il racconto di Giuseppe Iachini, ex tecnico viola, che ha passato mesi difficile per colpa della malattia.
ex viola
Iachini: “45 giorni senza sapere cosa avevo, poi il Covid. Momenti bruttissimi”
La quarantena vissuta da Iachini e dalla Fiorentina raccontata in un libro sulla pandemia nello sport
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"Sono stato 64 giorni a casa, molti senza neanche poter fare un tampone. Ero a Firenze, a casa, e non stavo bene. Dopo una settimana dalla chiusura del Paese erano emerse alcune positività nel gruppo squadra. E io mi sono ritrovato con febbre, tosse e dolori alle ossa senza sapere però se fosse influenza o Covid. Mi avevano detto di prendere la tachipirina e le gocce per la tosse, ma i sintomi continuavano quotidianamente. Poi nei giorni a seguire facevo fatica a respirare. Alcuni della squadra e dello staff avevano fatto i tamponi ed erano risultati positivi. Io non sapevo cosa avessi. E sono andato avanti così per quarantacinque giorni. Facevo fatica a respirare, ad un certo punto ho aperto la finestra per provare a prendere aria. E a letto dovevo trovare la posizione migliore per dormire, mi mettevo a pancia in giù e così riuscivo a trovare un po’ di sollievo. Mi hanno fatto il tampone dopo 45 giorni e sono risultato positivo. Dopo dieci giorni dal primo, al secondo tampone ero ancora positivo. E poi, al 65 giorno mi sono sottoposto nuovamente al test e finalmente è arrivato il risultato sperato: negativo. Nel lockdown i ragazzi erano sempre in contatto con il mio staff e soprattutto con il preparatore atletico. Facevano allenamenti individuali di forza e potenza aerobica, ovviamente a casa. E io cercavo di stare in collegamento con loro e con lo staff tecnico e sanitario. Io comunicavo al telefono, normalmente. Nessun computer e nessuna videochiamata. In quarantena facevo quello che facevano tutti: guardavo la tv per capire l’evolversi della pandemia, in attesa di uno spiraglio di luce. Lo stop al campionato a marzo è stata la decisione più giusta. Passare sopra la pandemia e giocare era impossibile. Giusto fermarsi, per rispetto di chi ha perso la vita o chi ha pianto i propri cari. [...] Con il Covid abbiamo vissuto momenti bruttissimi. E certamente un plauso va a chi ha lavorato per salvare vite umane. Il popolo ha dimostrato grande unità. Quel maledetto 2020 ce lo ricorderemo per sempre".
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