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Flachi si racconta: “Insegno calcio ai bambini e a non fare cavolate. Baiano il mio maestro, Batistuta…”

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Flachi racconta la sua nuova vita e ripercorre la sua esperienza con la Fiorentina ed il suo legame con la squadra viola

Redazione VN

L'ex viola Francesco Flachi si è raccontato in una lunga intervista concessa a Itasportpress. Eccone alcuni estratti:

"Sto lavorando per una televisione e una radio. Il calcio è ancora presente nella mia vita: alleno i bambini del Signa e ho una scuola calcio privata sempre per i più piccoli. Avevo aperto due locali, uno dei quali appunto con Saudati, ma ho deciso di cambiare strada. Da poco ho venduto anche l’ultimo immobile. Questa era una strada che mi teneva impegnato per non pensare troppo al calcio. Ma ora, dato che mi manca un anno al termine della squalifica, posso tornare a dedicarmi allo sport. Non sono sicuramente uno che giocherebbe ancora: faccio tre partite di calcetto alla settimana e direi che mi bastano (ride ndr.). Cerco di trasmettere qualcosa ai miei ragazzi anche alla luce dei miei errori passati. Spiego loro di non buttare via nemmeno un allenamento perché penso che, se c’è un campo da calcio, bisogna godersi la possibilità di fare sport.

Fiorentina? Sono fiorentino e tifoso della Fiorentina. Anche per questo motivo è stato speciale giocare con la viola. Speravo di chiudere la carriera a Firenze. Sarebbe stato un sogno per me. Purtroppo c’era poco spazio per un giovane. Ho fatto tre anni con le valigie sempre in mano, girando in prestito e poi tornando alla Fiorentina. Speravo che avessero più considerazione e fiducia nelle mie capacità… Sapevo che non sarebbe stato facile avere spazio perché giocavo con gente del calibro di Batistuta, Rui Costa, Edmundo… Però avrei preteso solo un minimo di considerazione per un eventuale futuro in viola. Invece la Fiorentina decise di rimandarmi in prestito e questo non mi andò bene. Io volevo rimanere a Firenze. A malincuore decisi di non rinnovare per scegliere un club in cui avrei avuto la possibilità di continuare a giocare. Ho avuto come maestro Baiano. Gli assomiglio molto come modo di giocare. Era più facile imparare da lui. Poi guardavo anche Batistuta ed Edmundo che erano due fuoriclasse. Tutti insegnavano rispetto e valore. Se il giovane mancava di rispetto veniva redarguito e messo da parte nello spogliatoio. Credo che questo fosse importante per la crescita. Ora manca questa disciplina. Si vedono ragazzi presuntuosi che pensano molto a sé stessi. È un calcio molto veloce sotto tanti aspetti.

Rimpianti? Ho il rimpianto delle cavolate che ho fatto personalmente. Non sono stato un bell’esempio, ma so di poter dare una mia testimonianza costruttiva ai giovani che amano il calcio. Devono capire l’importanza di non buttare via nulla nella vita come davanti a un pallone su un campo".

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