"...quelli lì ti infilano in contropiede". Ve lo ricorderete tutti questo passaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo in Tre uomini e una gamba, con il Marocco al posto dei friulani. E' una scena immortale perché applicabile a un'infinità di contesti reali, ivi compresa la débacle di ieri della Fiorentina.
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“Va’ che l’Udinese è forte fisicamente, non puoi mettere la difesa alta…”
Momento di appannamento oppure espressione troppo prevedibile di un solo canovaccio?
E' chiaro ormai come non ci sia un piano B, un modo secondario di intendere il calcio o di interpretare una partita: attacco, gioco, difesa alta, la punta lega l'azione e cerca di andare a concludere in area, le catene sviluppano il gioco sugli esterni. Variazione sul tema: Torreira si butta dentro e va a fare quei gol che mancano all'equazione... Però il calcio è materia estremamente fluida, e allora viene da chiedersi, ma non sarebbe meglio fare come Thiago Motta?
Rallentiamo, spieghiamo meglio: Motta ha salvato lo Spezia con una rosa leggermente peggiore di quella che aveva Italiano l'anno scorso, e già questo dovrebbe far capire la portata dell'impresa, ma per capire quello che vogliamo intendere è necessario pescare una dichiarazione del capitano ligure Giulio Maggiore: "In cosa sono simili Italiano e Thiago Motta? Tutti e due chiedono di giocare, ma Italiano prepara la filosofia da inizio anno, Thiago Motta cambia a seconda dell'avversario". Bingo. Cambiare a seconda dell'avversario potrebbe allora aiutare la Fiorentina a superare in futuro il suo limite, che è quello di perdere contro squadre inferiori che hanno capito come affrontarla. Anche il Manchester City e il Liverpool giocano sempre allo stesso modo, ma sono le squadre più forti del mondo e a certi livelli dove non arriva la tattica arriva la tecnica individuale. Vedasi City-Real per la riprova. Empoli, Venezia, Salernitana, Torino, Sassuolo, Udinese. Se ci aggiungiamo le sconfitte patite contro squadre sulla carta più forti, si arriva a 12, che è il dato più alto fra le formazioni che si giocano l'Europa. C'è da ringraziare il Torino che ieri ha fermato l'Atalanta, a fine ciclo ma pur sempre meglio attrezzata della Fiorentina.
C'è un gioco, un'identità, ma tale identità è ormai nota a tutti. E se gli interpreti migliori non sono al massimo o mancano proprio, diventa dura sorprendere gli avversari. Ora la speranza è che la Salernitana continui nella sua marcia e faccia lo sgambetto anche all'Atalanta. Granata dopo granata, chissà che non arrivi un altro regalino. Ce ne sarebbe bisogno.
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