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“Una lettera che non dà futuro”. L’editoriale di Alessandro Rialti

Il parere di Alessandro Rialti per violanews.com

Redazione VN

di Alessandro Rialti

Ho letto la lettera dei club di Fiesole, ho ascoltato la lunga conferenza stampa di Pantaleo Corvino, ovviamente ho ascoltato quello che mi hanno detto i vecchi amici e francamente non riesco ad immaginare un futuro sereno per la gestione Della Valle. Troppi errori, troppe parole e, in questo convengo, troppo poco cuore. Rifletto sul fatto che Corvino ne abbia più di tanti della Proprietà. E mi interrogo anch’io: che senso ha continuare una storia finita, anzi una storia che non è mai iniziata. Poco amore, nessuna passione. Da parte di tutti.

Ho visto la manifestazione del compleanno per i 90 anni viola e mi sono commosso. Li conosco tutti, ho riso per il giro pancia con Bertoni, con Passarella che ricordava le botte intorno ad Agroppi, ho scherzato con quell’incredibile personaggio che è Riganò, ho pianto nel vedere Bati che parlava alla telecamera, un po’ ingessato. Ho visto il vecchio striscione degli ultrà, la foto di Valter, la torre di maratona viola, ho visto, con un pizzico di...condivisione, il passo strascicato di tanti che come me sono invecchiati, tanto.

E oggi mi domando: cosa c’entra quello che accade oggi con quello che eravamo allora? Poco, la maglia, il nostro affetto, i ricordi. Tanti, immensi, dolcissimi e dolorosi a un tempo. No, non riesco ad immaginarmi un futuro per quello che c’è oggi. Spero davvero di sbagliarmi. Mi auguro di sbagliarmi, che la Fiorentina di Sousa sappia emozionarmi, convincermi. Spero che ancora una volta Corvino abbia anticipato tutti scegliendo uruguaiani e messicani. Ma è sul rapporto Della Valle-Firenze che inciampo, è davvero difficile pensare che qualcosa possa rinascere. Quella lettera pesa come il piombo, per uno striscione si infuriarono e lasciarono a lungo il Franchi. E ora? E poi ha senso tenere in piedi una storia davvero senza amore? Le vittorie, tante, subito, forse possono suturare una ferita così. Solo quelle oppure sarebbe davvero meglio cercare, se c’è, una strada per dirsi addio.

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