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Stadio senza barriere: Ne parla il Dott. Coppini

Riceviamo dal Dott. Alessandro Coppini e pubblichiamo STADIO SENZA BARRIERE: UN’OCCASIONE PERSA? Firenze- Dopo lavori a tappe forzate si è terminata la ristrutturazione del Parterre di Maratona allo Stadio Franchi. …

Redazione VN

Riceviamo dal Dott. Alessandro Coppini e pubblichiamo

STADIO SENZA BARRIERE: UN’OCCASIONE PERSA?

Firenze- Dopo lavori a tappe forzate si è terminata la ristrutturazione del Parterre di Maratona allo Stadio Franchi. Le dichiarazioni della Società viola e gli articoli pubblicati sui principali quotidiani locali, parlano enfaticamente di "stadio all'inglese", "Franchi finalmente senza barriere"; "un nuovo modo di vivere il calcio in Italia "; prime file dalle quali "si può sentire l'odore dell'erba del campo".

L’iniziativa è senz’altro lodevole nelle intenzioni, ma a me sembra che si tratti almeno in parte' di un'occasione persa.

Le mie considerazioni si basano su uno studio che ho svolto qualche anno fa e che si è reso concreto in una tesi di Laurea discussa nell'aprile del 2009 presso l'Università' di Firenze, e il cui correlatore è stato l'allora Questore di Firenze, dott. Francesco Tagliente.

Il primo per questo motivo si dovrebbe togliere ogni barriera negli stadi, riguarda la sicurezza. Le più grandi tragedie nel mondo del calcio (basti pensare all'Heysel) si sono verificate per schiacciamento degli spettatori contro cancelli, inferriate e balaustre. Quest’obiettivo non è mai stato dichiarato né dal Comune né dalla società viola, e, infatti, non è stato raggiunto, perché le barriere (anche se ridotte) ci sono ancora! Per fortuna la configurazione strutturale dello Stadio di Firenze, con settori di parterre separati dalle gradinate soprastanti, insieme al vertiginoso calo del numero degli spettatori, rende molto improbabile il verificarsi di eventi tragici.

Un risultato sicuramente ottenuto grazie ai lavori eseguiti riguarda una migliore visibilità da parte di un discreto numero di spettatori, ma non è certo stato questo l'obiettivo che ci si era preposto: sì e 'sempre parlato di una maggior vicinanza tra spettatori e squadra e, soprattutto, di un riconoscimento alla correttezza della tifoseria viola, capace di rispettare una norma (in questo caso il divieto di invadere il campo) grazie a un encomiabile senso di civiltà, e non a causa di sbarre di acciaio e vetri anti sfondamento.

Tuttavia, eliminando cinque file del settore, è stato ricavato un dislivello di un metro rispetto al campo di gioco (in pratica un muretto) sul quale è stato posto un "separatore" (simile per struttura e materiali a quanto esistente prima) alto un metro e venti. In pratica un eventuale invasore si troverebbe a scavalcare un parapetto di 1,20 m. compiere poi un salto di un paio di metri. E' importante aggiungere che la normativa prevede la possibilità di portare l'altezza del separatore (in occasione di partite considerate a rischio) a 2 metri e venti: si fa fatica a capire dove stia tutta questa fiducia nella tifoseria viola!

Società e Comune potrebbero rispondere sostenendo che la legge ora non permette l'abbattimento completo delle barriere, e questo è un punto molto interessante. I lavori eseguiti, più che un'operazione di Marketing e più che un riconoscimento alla correttezza della propria tifoseria, sembrano ridursi a un tardivo e limitativo adeguamento alla legge vigente. Tardivo perché la legge risale al 2006 (!), limitativo perché la legge medesima prevede tre modi di separazione tra campo e spalti, tra i quali anche un semplice separatore di un metro e venti, soluzione che avrebbe giustificato maggiormente il riferimento agli stadi inglesi. Anche se non avrebbe avuto il primato dell'originalità' poiché già realizzata nel nuovo stadio della Juventus.

Come mai sia stata scelta la strada che prevede anche il muretto di un metro, non è chiaro: si parla di generici motivi di sicurezza, ma è fatto riferimento pure a un "accorgimento necessario per rispondere anche alle esigenze televisive " (Corriere Fiorentino, 19 agosto 2012). Si tratterebbe di un clamoroso autogol, perché si dichiara di realizzare un intervento strutturale dedicato ai tifosi, per scoprire poi che (ancora una volta) ciò che conta sono le televisioni! Ma non ci voglio credere!

La tesi di laurea alla quale ho fatto riferimento all’inizio prevede, riuniti sotto il capitolo "Togliere barriere aggiungere valori", una serie di misure non strutturali (e quindi facilmente realizzabili) ma relative invece alla tipologia del pubblico da ospitare e alla gestione dei posti nel settore interessato dall'iniziativa. Tali aspetti sono accomunati dal riferimento simbolico all’abbattimento di barriere di volta in volta culturali, sociali, fisiche o rappresentate da semplici pregiudizi.  Nel corso degli anni l'idea è stata presentata e discussa con diversi dirigenti viola e rappresentanti delle Istituzioni compreso l’attuale Assessore Dario Nardella, ma pur se apprezzata a parole, tutto è stato sempre congelato in nome di un generico "i tempi non sono maturi”. Devo precisare che tra i vari media contattati per facilitare la realizzazione del progetto, circa un anno e mezzo fa ho illustrato il medesimo Lady Radio. Dopo un'accettazione in apparenza buona, non ho più avuto riscontri. Ho provato perciò non poco stupore nel sentire come, durante le trasmissioni del martedì pomeriggio, l’emittente abbia addirittura lanciato l’iniziativa denominata “Uno stadio senza barriere”, attribuendosi in modo a dir poco scorretto la paternità dell'idea. Volevo evitare in questa sede un riferimento del tutto personale ma ogni altro modo per ristabilire la verità non ha avuto esito.

Terminando, pur lodevole nelle intenzioni, la ristrutturazione del Parterre di Maratona mi sembra più che altro un'occasione persa: si è migliorata la visibilità da alcuni settori, ma le barriere ci sono, non sono state abbattute ma solamente "ridistribuite", si è trattato di un “adeguamento legislativo” forse ispirato anche da esigenze televisive, e la fiducia nei tifosi... dipende dai momenti!

Insomma forse si poteva fare meglio!

Alessandro Coppini