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Sostiene Torreira: “La smetta con il passato, cerchi di frequentare il futuro”

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L'uruguayano guidi dal campo o da fuori la Fiorentina, che non deve perdere di vista il vero obiettivo: battere la Juventus, non Vlahovic

Federico Targetti

Ci serviamo di una frase di Antonio Tabucchi e del suo dottor Pereira per avvicinarci a quella che non si può non considerare la partita dell'anno. Per l'importanza in sé del match, semifinale di andata di Coppa Italia che cade in un momento in cui gli avversari hanno diversi giocatori out per infortunio (Chiesa, Bernardeschi, Rugani, Chiellini, Alex Sandro, Kaio Jorge, McKennie, Zakaria, Dybala in dubbio), ma anche per la rivalità storica e quasi quarantennale con la Juventus e per il ritorno al Franchi di Dusan Vlahovic da avversario. Tre nuclei attorno ai quali si svilupperà una serata incandescente.

Nemici-amici

Non che i giocatori viola abbiano il dente così avvelenato contro l'ex compagno: fino all'ultimo, il serbo è stato protetto, coccolato e difeso pubblicamente da Biraghi e soci, che anzi hanno dato a vedere di non gradire gli attacchi a Vlahovic a Venezia e le insinuazioni sulla sua assenza a Cagliari. Lo stesso calciatore, dopo aver fatto buon viso a cattivo gioco ("Una partita come le altre") ha vacillato e ammesso che le emozioni sono contrastanti: "Con la Fiorentina? Non so cosa dire, sensazioni mischiate. Andiamo lì e giochiamo a calcio. Li ringrazio per tutto, Firenze sarà sempre parte di me". Milenkovic rimane un fratello, giocheranno contro per la prima volta in assoluto dopo aver vestito insieme le maglie di Partizan, Fiorentina e Nazionale serba. E se va avanti di questo passo, prossimamente anche quella dei "gobbi". Ormai non c'è più da stupirsi, sebbene Milenkovic sembri avere molto a cuore il presente della Fiorentina. Il punto, però, è che focalizzarsi troppo su quello che è stato rischia di far perdere di vista quello che è il vero obiettivo: battere la Juventus. Non battere Vlahovic. Può anche darsi che il nuovo numero 7 bianconero non riesca a gestire la pressione e si accartocci su se stesso per poi uscire dopo mezz'ora frastornato come Berti nell'89, o come Marco Rossi nel 2003, ma se poi segna Morata e la Juve vince è tutto inutile. Lo sa bene Italiano, lo sa bene il leader tecnico viola, Lucas Torreira.

Sostiene Torreira

Dei più impiegati all'interno della rosa viola, Torreira è con Odriozola quello con maggiore esperienza internazionale. Non fulgide le sue esperienze con Arsenal e Atletico Madrid, ma la dimensione europea è ormai parte del bagaglio tecnico del centrocampista, che di sicuro non partecipa di certi ragionamenti un po' "provinciali". Le sue condizioni non sono ottimali, e andrà capito se potrà essere della partita o dovrà lasciare il posto ad Amrabat, ma noi immaginiamo che possa essere proprio lui, anche da motivatore, a tenere i giocatori della Fiorentina sulla strada maestra. E' giusto che i tifosi rendano la partita di Vlahovic e della Juventus un inferno, ma il futuro è già qui, ha i tratti ruvidi di Piatek e la sfrontatezza di Cabral, che per adesso tengono insieme lo stesso ritmo di chi c'era prima. Non frequentarlo per soffermarsi sul passato sarebbe peccato capitale per un gruppo che, nella Capitale, invece vuole andare a giocarsi la vittoria finale.

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