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Sarti a VN: “Pasqual, lacrime giustificate. Avrebbe fatto comodo, difficile che torni da dirigente”

"Fiorentina da 9 fino a Natale, poi da 6. Astori unico difensore vero della Fiorentina"

Stefano Niccoli

Pochi giorni si è festeggiato il 60° anniversario della vittoria del primo scudetto della Fiorentina. In quella squadra c'era anche Giuliano Sarti che ieri era ospite allo stadio Franchi. Violanews.com l'ha intervistato in esclusiva.

Che idea ti sei fatto dell'addio di Pasqual?

"Tocca a tutti. Il giocatore arriva sempre al punto di dover dire addio ad una società. Il punto è come avviene il distacco. Dopo undici stagioni è faticoso accettarlo. Le lacrime sono giustificate. Sul piano emotivo è difficile superare l'addio, ma col tempo gli passerà com'è successo a tutti. Servirebbe ascoltare i dirigenti ed essere nello spogliatoio per conoscere le ragioni del distacco".

Pasqual avrebbe fatto ancora comodo nello spogliatoio della Fiorentina?

"Come uomo sì. Adesso ci sono diverse lingue all'interno di uno spogliatoio e un coordinatore serve. Pasqual era stato accettato come uomo e capitano e la sua mancanza si sentirà. L'allenatore dovrà creare un'altra guida. Bisognerebbe essere nello spogliatoio per sapere quanto e come la squadra, allenatore e dirigenti tenevano a questo ragazzo".

Quando Pasqual smetterà di giocare, potrebbe tornare utile alla Fiorentina a livello dirigenziale?

"Quando si finisce la carriera all'interno della società è più facile. Pensiamo, ad esempio, a Zanetti nell'Inter. Ma quando un giocatore va via prima di smettere, il club 'crea' un altro personaggio e allora diventa più difficile. Quando si va via, si crea una frattura".

Come giudichi la gestione della fascia di capitano da parte di Paulo Sousa?

"Io avrei lasciato la fascia di capitano al capitano, quindi a Pasqual. Succedeva anche in passato. Ai tempi dell'Inter, facevo il capitano quando mancava Picchi, ma quando Armando rientrava, la fascia tornava sul suo braccio. E' stata una faccenda strana".

Che voto dai alla stagione della Fiorentina?

"Do 9 per le partite fino a prima di Natale, per il resto 6. All'inizio la squadra giocava bene e divertiva il pubblico italiano in generale, non solo quello di Firenze. Purtroppo la Fiorentina non ha dato continuità e qui sorge spontanea la domanda: ma come mai? Non si disimpara a giocare e non penso nemmeno al fatto che le altre squadre abbiano imparato a conoscere il metodo di gioco della Fiorentina. Il Barcellona, ad esempio, gioca nello stesso modo e con gli stessi giocatori da molti anni. Non penso nemmeno che la causa sia stata la stanchezza dalla quale si può recuperare in una ventina di giorni. Ci deve essere altro, ma non posso sapere cosa non essendo nello spogliatoio della Fiorentina".

Qual è stata la partita più bella della Fiorentina in questa stagione?

"Non riesco a trovare una partita bella. Ricordo la bellezza del gioco che la squadra aveva, lo spirito dell'allenatore nel condurre i giocatori. Uno spirito che, però, Sousa si è dimenticato di avere".

Molti tifosi, ad esempio, ricordano il 4-1 inflitto all'Inter a Milano. 

"Nessuno pensava di arrivare quinto e invece è andata così. Non mi soffermo mai su una gara. E' come quando mi chiedono: 'qual è la parata più bella che hai fatto?'. La parata più bella è quella che evita il gol e non vuol dire che sia un tuffo".

A tuo avviso quali sono stati i tre migliori giocatori della Fiorentina nella stagione 2015-16?

"Non è facile. Al primo posto dico Astori. E' stato l'unico difensore vero della Fiorentina. Al secondo posto Borja Valero, anche se ha avuto qualche pausa di troppo. Al terzo posto Ilicic. Avrei detto Kalinic, ma Ilicic è stato più continuo. Con Kalinic pensavamo di aver trovato un fenomeno, ma poi è calato".

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