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“L’importanza di parlare chiaro”. Il punto di Alessandro Rialti

Il popolare giornalista fiorentino scrive per Violanews.com

Redazione VN

di Alessandro Rialti

Finalmente, dire le cose come hanno fatto recentemente prima Daniele Pradè e poi Rogg, cancella i dubbi di chi avvertiva una sorta di «reticenza» al momento di raccontare esattamente i misteri viola. Se il ds ha fatto autocritica per come è stata gestita la vicenda che riguarda l’egiziano Salah, Rogg si è messo sulle spalle il peso della vicenda dell’arrivo a cuccù e dell’addio del Milinkovic-Savic poi approdato alla Lazio.

Una sorta di «scusate» ai fiorentini che comunque è stato bene accettato laddove la verità è una buona compagna di viaggio. Ben più importante quello che ha poi detto Rogg sulla realtà del Progetto Fiorentina. E’ vero che tutto era stato messo nero su bianco al momento di andare all’approvazione dell’ultimo bilancio, ma sentirselo dire finalmente con la necessaria chiarezza, non è stato indolore.

Cosa? Semplice, che la Fiorentina ha il settimo monte ingaggi, il settimo-ottavo introito complessivo dei diritti televisivi. Insomma il suo fatturato è inferiore al risultato finale degli ultimi anni, quindi sono stati fin qui i Della Valle a dover fare degli anticipi di cassa. E vista la necessità imposta di restare all’interno dei limiti economici fissati, il club può solo ridurre come ha fatto questa estate il monte ingaggi (del 17 per cento) e cercare di recuperare le plusvalenze. Che vuol dire comprare giovani interessanti, farli crescere per poi venderli…

Chiaro? Chiarissimo.

Per la verità queste cose le avevamo capite da tanto tempo, però era importante che qualcuno lo dicesse. Glissare, dribblare, alla fine era diventato un modo per illudere e alla fine far incavolare tutti. In fondo è solo quello che abbiamo scritto in tutti questi mesi, anche se talvolta trapassati da critiche di dirigenti o ascari. Che non mancano mai, di formidabile tempismo. Io spero sempre in un colpo di coda, di Diego e Andrea, un «rigurgito» di orgoglio. Chiedo troppo? Forse, comunque faccio quello che mi pare.

Da oggi mi limiterò solo a sperare e a tifare che i punti interrogativi diventino esclamativi. Che Pepito giochi sempre e segni, che Kuba torni ai suoi giorni migliori, che Kalinic diventi il punto di riferimento del gioco d’attacco, che Borja torni al primo anno in viola, che Gilberto davvero si trasformi in Cafù e Suarez nel miglior mediano del nostro campionato. A sperare nella stagione-miracolo? Sì, cosa mi costa.

Peggio piangere prima del tempo. Spererò che Babacar, Bernardeschi, Diakathé, Alonso, Vecino, diventino davvero le grandi rivelazioni per il calcio italiano. Anche se...sono solo plusvalenze e che in quel caso potrebbero finire sul mercato per salvare il bilancio. E’ una triste attesa? E’ così, magari sognando che i Della Valle trovino poi un socio pieno di soldi, che lo accolgano oppure che finalmente nasca il nuovo stadio con annessa Cittadella. In caso contrario...ci resta la voglia di tutti di rimanere comunque nel giro europeo.

Siamo sinceri: non è tutto, ma è qualcosa.