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Prep. atletico a VN: “Calo Viola dovuto a più cause. Ecco come li allenerei”

Parla l'ex preparatore atletico viola Alberto Bartali: "L’importante adesso è non darsi la colpa addosso, ma essere autocritici. Alla Fiorentina è mancata continuità"

Stefano Niccoli

Dalla padella alla brace. Dopo i tre pareggi con Verona, Frosinone e Sampdoria, la Fiorentina perde malamente contro l’Empoli, scivolando così in quinta posizione, a due punti di distanza dall’Inter. Ciò che continua a sorprendere in negativo è – anche - il calo fisico della squadra di Paulo Sousa. Per un commento su questo tema, Violanews.com ha intervistato Alberto Bartali, ex preparatore atletico, tra le altre, di Catania, Siena, Lecce, Fiorentina, Napoli e Sampdoria.

“Quando c’è una grossa differenza di rendimento tra un girone e un altro, i problemi non possono essere causati solo da una motivazione atletica. Ci sono sempre delle concause e degli equilibri che si rompono. Può essere anche una questione interna al gruppo o una questione di dosaggio dei carichi in allenamento. Molto spesso c’è anche un fattore emozionale e motivazionale perché l’aspetto delle energie nervose dipende da come si vivono le emozioni settimanalmente. La squadra con un gruppo di valori solido è meno sottoposta ad avere differenze di rendimento”.

A proposito di emozioni, il fatto che la Fiorentina sia uscita malamente dall’Europa League per mano del Tottenham potrebbe aver influito?

“Sicuramente nell’immediato le sconfitte e l’uscita di scena dalle competizioni creano situazioni negative. Ma se la gestione delle emozioni è ben strutturata, le sconfitte servono a migliorare, come dice Marcelo Bielsa. Con le sconfitte ci si fanno delle domande e si cresce, mentre con le vittorie ci si adagia, si pensa di esser bravi e non si va alla ricerca del modo di migliorare. La sconfitta in Europa League è avvenuta qualche settimana fa e contro una grande squadra, quindi non fasciamoci la testa. La Fiorentina ha un ottimo allenatore e un ottimo staff tecnico, ma sono le combinazioni di personalità che devono convivere. In questo senso la società è importante. Penso che la Fiorentina abbia una società forte, con una proprietà fantastica con grossi valori umani. All’interno delle gestione annuale, però, ci possono essere delle situazioni che vengono tenute sotto cenere e quindi non vengono mai fuori. Questo può incidere, così come può incidere la forma atletica, ci mancherebbe. Quello che sto dicendo è che il motivo del calo non può essere monodirezionale. L’intervento di Spalletti alla Roma, ad esempio, non può esser stato solo fisico. Alcuni giocatori hanno ritrovato la chimica e fortissime motivazioni perché senza quelle questo tipo di risultato in corsa non lo si può ottenere. Spalletti, con il suo staff, ha trovato una chiave positiva sul piano atletico, tecnico-tattico e motivazionale. Luciano si è preso la responsabilità di cambiare le cose. E’ importante il lavoro della società che deve aiutarsi al suo interno nelle varie componenti, andando alla ricerca della soluzione. Per quanto riguarda la Fiorentina, i giocatori ci sono e la proprietà, come ho detto prima, è fantastica. Alla Fiorentina ho visto fare cose straordinarie. A Milano contro l’Inter sembrava giocasse contro la Primavera o gli allievi. I viola vinsero meritatamente quando giocarono contro di noi della Sampdoria a Genova. Giocavano un calcio innovativo. Sono passati pochi mesi da quella partita (era l’8 novembre, ndr), non capisco come ci possa esser stata un’involuzione simile. Forse stavano giocando troppo bene.: L’importante è non darsi la colpa addosso, ma essere autocritici e ogni componente deve prendersi la responsabilità".

Si è parlato di ritiro: cosa ne pensi?

“Sousa ha risposto in maniera intelligente dicendo che non serve. Il confronto deve essere un’arma per uscire da questa situazione”.

Come alleneresti la Fiorentina in queste ultime partite della stagione per cercare di ottenere il meglio?

“La premessa è che bisogna conoscere come la squadra ha lavorato fino a questo momento. Direi di non caricare eccessivamente di lavoro e fatica il gruppo, ma cercherei di uscire poco dal modello prestativo, cioè da cosa succede in partita. Importante, poi, è l’assunzione di responsabilità. Quando una persona si assume la responsabilità di quello che succede ed è disponibile ad offrire il proprio aiuto ai compagni di squadra, ai giocatori che allena o allo staff nel quale lavora è più semplice uscir fuori dalle situazioni complicate. Di solito l’essere umano cerca di trovare delle giustificazioni di quello che succede sui comportamenti degli altri, mentre se ti assumi la responsabilità, cerchi di fare qualcosa per te e per la squadra”.

Quanto influiscono le pressioni mediatiche?

“Ho lavorato tanto in Italia, ma tanto anche all’estero, almeno dieci anni. All’estero non ci sono le pressioni mediatiche che ci sono qui. Quando i risultati non ti danno ragione, si vive una situazione emozionale completamente diversa. Si vive lo stress e di conseguenza c’è una produzione ormonale diversa”.

A tuo avviso la Fiorentina è arrivata al proprio massimo o potrebbe fare di più in queste ultime giornate di campionato?

“Se la Fiorentina si ritrova un minimo per quello che ha dimostrato di saper fare, può vincere tutte le partite da qui alla fine. I giocatori devono essere messi nelle condizioni di ripetere quello che stavano facendo fino a poco tempo fa. La Fiorentina deve stare tranquilla perché è capace di fare cose fantastiche, basta poco alla squadra per recuperare la fiducia di prima e ripetere le prestazioni. La Fiorentina deve trovare continuità. I viola hanno dimostrato di non avere stabilità. La Juventus, ad esempio, giocava meglio due-tre mesi fa, ma sta continuando ad ottenere risultati. Io non sono juventino, anzi ho lavorato con la Fiorentina e preferisco che vinca lei, ma devo riconoscere alla Juventus dei valori di continuità che nel resto del campionato italiano non ci sono".

Qui sotto: Alberto Bartali ai tempi del Catania

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