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Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che Piatek

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Quelle mani messe una sopra all'altra a mo' di pistole hanno ormai conquistato Firenze, come prima Genova e Milano

Federico Targetti

L'esaltazione per i 5 gol in 6 partite di Krzysztof Piatek con la maglia della Fiorentina è il tema del momento: un impatto strepitoso, soprattutto se si tiene conto del fatto che l'attaccante polacco è molto diverso da chi è andato a rimpiazzare al centro dell'attacco viola: riportiamo le parole di Vincenzo Italiano, datate 4 febbraio: "Per caratteristiche, Cabral somiglia più a Vlahovic: gli piace venire fuori l'area, legare il gioco, ma noi abbiamo preso Piatek per avere anche un'alternativa e riempire di più quando serve l'area di rigore". Un'alternativa, che in quel momento non era neanche al meglio dal punto di vista fisico, e aveva all'attivo una rete segnata ad un Napoli ormai allo stremo delle forze in Coppa Italia. Immaginarsi, in quel momento, che nel giro di 15 giorni sarebbero arrivati altri quattro gol era difficile.

Ma era Vlahovic o...

Il dubbio sorge spontaneo: era Vlahovic a essere fuori categoria oppure la Fiorentina a servirlo divinamente? Un solo gol (più un autogol procurato) da quando è arrivato a Torino suggerirebbe di sì, ma francamente è ancora presto per fare paragoni e confronti, che rimandiamo volentieri all'ultima giornata di campionato. Inoltre, il campionato scorso ha consacrato il serbo come un grande attaccante a prescindere dal bel gioco (che non c'era) della sua squadra. Quel che è certo è che Vlahovic in viola era un attaccante bellissimo da vedere: sponde, aperture, palloni lavorati con il corpo, con la testa, con i piedi (ciao ciao). La dolce disdetta di averlo perso per 70 milioni di euro ha portato in dote Piatek, un uomo d'area che apprezza la palla lunga e che ha fatto del suo meglio in carriera in un attacco a due. Le premesse non erano splendide. Eppure... Sportellate con Demiral, Erlic e poi ancora Demiral, palloni toccati non tantissimi, palloni spediti in rete ben quattro, con anche un paio di rigori sbagliati. Le occasioni, la Fiorentina, le crea anche per lui, che di sicuro non offre la sponda che offriva Vlahovic. E non è certo bello da vedere, calcisticamente parlando: ruvido, spigoloso, rettangolare. Ma quanto è bello sparare insieme a lui...

Spaccacuore

"L'amore spacca il cuore, spara, spara, spara amore", cantava Bersani. E meglio non poteva descriversi il passaggio da Vlahovic, lo spaccacuore per eccellenza, al grido di gioia che accompagna ogni gol di Piatek. Cabral può cercare la forma e l'adattamento migliore senza fretta, finché il Pistolero tiene questi ritmi. Del resto, basta un pallone buono, se le bocche da fuoco sono ben cariche. E con l'armeria fornita da Sottil e Gonzalez, questo non sarà mai un problema. Prossimo passo: integrare Ikoné nel meccanismo. Suona strano che i due acquisti più reclamizzati siano ancora al palo, ma quello che conta è che la Fiorentina non si sia fermata. E anzi, va veloce verso quel 2 marzo, che comunque la si voglia mettere sarà la partita della resa dei conti. Non arriveranno giudizi universali sulla stagione della Fiorentina, di Vlahovic e di Piatek, ma è giusto approcciare la partita con tutto l'entusiasmo. "Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace"...

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