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Lezzerini a VN: “L’esordio in viola un’emozione difficile da dimenticare. Salah? Andava il doppio degli altri”

L'ex portiere viola racconta il suo viaggio di otto anni con il giglio sul petto

Federico Targetti

Non solo le nostre varie rubriche e le interviste esclusive: Violanews.com sfrutta al massimo le potenzialità di Instagram e vi propone una serie di appuntamenti live con protagonisti passati, presenti e futuri della Fiorentina. Stasera, alle 19:30, si è collegato con noi Luca Lezzerini, portiere classe '95 prodotto del vivaio viola e attualmente n° 1 del Venezia.

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Queste le battute di Luca Lezzerini, nella chiacchierata con il nostro Federico Targetti:

L'esperienza nelle giovanili viola? Vincere un trofeo è stato molto bello, in quei due anni mi vengono in mente tanti episodi. Ci sono state tante vittorie in campionato con Mister Semplici, poi c'è stato il programma di MTV. Tante esperienze, alcune belle altre meno, ma pur sempre importanti. Calciatori giovani speranze? L'unico che si rifiutò di partecipare al programma fu proprio Bernardeschi. Fede non diede il consenso per la liberatoria. Il programma è stata comunque un'esperienza, non so dire se positiva, perché tante pressioni a quell'età non eravamo abituati a reggerle. Sicuramente ci ha fatto conoscere a livello nazionale.

Semplici? Mi sembra sempre lo stesso, sa dove vuole arrivare. Ha uno staff che lo completa, con Andrea Consumi. La prima squadra? Mi convocò per primo mister Mihajlovic in una stagione non fortunata. Lo ringrazierò sempre per quella chiamata a soli 16 anni, in tribuna, e poi 17 per la prima panchina.

La Fiorentina di Montella? Dal ritiro in poi è stato tutto in discesa, tutti si sono ambientati subito. Era un gran gruppo, è stata la Fiorentina più bella degli ultimi anni. La seconda esperienza del mister? Ad oggi non so cosa sia andato storto, forse c'era meno feeling, ma è difficile da dire.

Che mi dice il primo novembre 2015? Il mio esordio col Frosinone. Faccio un passo indietro: quell'anno avevo già tutto fatto col Pisa di Gattuso. Poi in ritiro il mister mi disse che sarei dovuto rimanere a Firenze. Era appena arrivato Dragowski con Tatarusanu davanti a a fare il titolare. Mister Sousa mi promise che avrei giocato. Ne parlai con il mio agente e con l'allora direttore Corvino. Devo essere onesto: ci credevo poco con quei due davanti, ma alla prima occasione mi mise dentro. Sul 4-0 col Frosinone mi ricordo che mi disse di andare a scaldarmi, mi guardavo intorno, ma diceva proprio a me. Indimenticabile, ancor più dell'Europa League. Ma l'emozione più forte l'ho provata a fine campionato, con la Lazio.

Salah? Era sconosciuto, nonostante arrivasse dal Chelsea. Le poche presenze le aveva fatte con lo Stoccarda. Arrivò i primi allenamenti ed andava il doppio di tutti. Ilicic? Più particolare, più buffo anche nei modi e nel carattere. Sembrava non avesse voglia per indole, ma non è affatto così. Ricordo che una volta in allenamento si mise a calciare le punizioni, con sagome e portiere... sembrava non ci fossero. Calciava con una naturalezza disarmante, è un gesto che gli appartiene.

La Fiorentina attuale? Mi sembra un bel progetto, improntato sui giovani. Il presidente sta dando entusiasmo a tutta la piazza. Credo che molti giocatori non stiano rendendo per quanto valgono davvero.

Dragowski? Sta facendo una stagione incredibile, dopo l'esplosione mostrata l'anno scorso ad Empoli. Calciatori preferiti? Frey forse è stato il primo, mi ha preso sotto la sua ala e ci sentiamo ancora oggi. Quello però con cui abbiamo il miglior rapporto è Neto, anche se a Firenze non è ricordato bene... (ride n.d.r).

L'esperienza di Venezia? Firenze è bellissima e ti permette di stare tranquillo, ma la gavetta è importante. Adesso l'ho fatta, con due salvezze consecutive alle spalle. Sono stati molti di più i momenti di pressione che quelli di gioia che però sono quelli che più ti formano. Un club di Serie A sulle mie tracce? Sono soltanto voci, penso alla stagione col Venezia e a fare bene coi veneti.

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