Grazie al figlio Bernardo, agente FIFA, siamo riusciti ad entrare in contatto con Sebastião Lazaroni. Abbiamo approfittato dell’occasione per ricordare un periodo di storia della Fiorentina dalla viva voce di uno dei protagonisti.
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Lazaroni a VN: “Ai viola manca un buon finalizzatore”
“Voglio mandare un abbraccio a tutta Firenze”. (COMMENTA)
Lazaroni, a gennaio sono 10 anni che Julinho Botelho ci ha lasciato. Il Sr. Tristezza come era chiamato a Firenze, é stato il primo brasiliano a conquistare il cuore della città, e con lui siamo riusciti, per la prima volta, a cucirci sulle maglie lo scudetto. Che ricordi ha di questo campione?
“Julinho era un fuoriclasse, un giocatore eccezionale. Io ero piccolo e l’ho visto giocare alcune volte. Ma era un idolo, che sul piano del talento lo possiamo porre allo stesso livello di Garrincha e Pelé”.
Veniamo ad epoche un po’ più recenti: come é stata la dinamica dei contatti che lo hanno portato a Firenze? Lei era a conoscenza della complicata situazione societaria della Fiorentina dell’epoca? La vendita di Baggio alla Juventus, il passaggio di proprietà…tutto ciò non la intimorì o scoprì tutto dopo?
“Il mio lavoro cominciò ad essere apprezzato dalla società viola dopo che nel 1989 vinsi con la Seleção la Coppa America, e nel 1990 firmai il contratto senza essere a conoscenza di assolutamente niente di quello che stava accadendo. Io mi occupavo della nazionale brasiliana, e ti assicuro che anche lì i problemi erano tantissimi. Quello che sapevo é che la Fiorentina aveva bisogno di vendere per fare cassa e così avrei dovuto rinunciare a grandi giocatori per permettere alla Fiorentina di proseguire in serie A; sapevo che i due anni anteriori erano stati complicati , ma per me sarebbe stata una bella sfida e per questo accettai”.
Dunga è uno dei pochissimi brasiliani che a Firenze hanno lasciato un buon ricordo. Che rapporto aveva lei con il capitano di quella Fiorentina?
“Dunga era davvero un bel giocatore e io lo conoscevo perché avevamo lavorato insieme nel Vasco da Gama prima che lui si trasferisse in Italia”.
Che ricordi gli sono rimasti di quei due anni a Firenze? Come era il suo rapporto con la città, i tifosi, la stampa…
“Ho dei ricordi ottimi di tutto e di tutti a Firenze. La città era e sempre sarà bellissima, ed io feci nuovi amici, conobbi molte persone che mi hanno sempre trattato bene. Sui tifosi, devo dire che veramente amano la Fiorentina, e sono orgoglioso di averla allenata e orgoglioso di aver partecipato ad uno dei più bei campionati al mondo. E devo dire a tutti, grazie di cuore!”.
Ma diciamocela tutta: mancava qualcosa a quella Fiorentina per essere competitiva…
“Si certo, avevamo carenze tecniche, ma lavoravamo intensamente e con piacere, e tutti a Firenze sapevano delle nostre difficoltà e di come lottavamo per raggiungere i nostri obiettivi”.
Quali dei suoi giocatori facevano la differenza in squadra?
“Nel primo anno Dunga, Fuser, Di Chiara, Faccenda e Borgonovo, nel secondo Maiellaro, Orlando e Batistuta!”.
Ha assistito a qualche gioco della Fiorentina in questo campionato?
“Si, e ho visto pure la partita di Sabato persa contro la Roma. È una ottima squadra ma non eccezionale. E i giocatori che per me fanno la differenza sono Aquilani, Toni, Cuadrado, Pasqual e Gonzalo!”.
Ma allora per renderla eccezionale, chi manca a questo elenco? Ci suggerisca qualche giovane brasiliano…
“Per migliorarla solo campioni del calibro di Paulinho, Oscar, Damião, ma non so se la Fiorentina potrebbe arrivarci! Comunque io penso che un buon finalizzatore manchi a questa squadra, e non necessariamente deve venire dal Brasile”.
E se domani tornasse a Firenze, dove vorrebbe andare immediatamente?
“A trovare gli amici: Graziani, Moreno Roggi, Carlo Pallavicino e tanti altri. E poi a mangiare un bel piatto in una trattoria accompagnato da un buon Chianti. E a proposito, grazie dell’intervista e ne approfitto per mandare un grande abbraccio a tutta Firenze e un forte Alè Viola da parte dello TIO SEBA!!”.
Dal Brasile ANDREA CHIAVACCI
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