Per battere il Verona non è bastato alla Fiorentina un secondo tempo fatto bene, pieno di gioco e di occasioni, giocato a pieno ritmo senza correre nessun pericolo. Come è successo mercoledì scorso contro la Juve, la squadra di Italiano ha concretizzato troppo poco per quanto ha creato. E’ il suo vero difetto e di questo non si può di sicuro far carico a Piatek, il sostituto di Vlahovic, che in 9 partite ufficiali in viola ha segnato 6 gol, almeno il doppio delle reti di qualsiasi altro viola da quando è arrivato il polacco. La Fiorentina ha sofferto l’aggressività veronese per 45 minuti, poi è venuta fuori col suo gioco. Ma davanti deve fare di più se vuole davvero puntare all’Europa che, con le vittorie di Roma e Lazio, si è allontanata ancora un po’.
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La partita di Polverosi – La Fiorentina crea molto ma concretizza poco
Il commento di Alberto Polverosi per Violanews.com sulla partita della Fiorentina che ancora concretizza poco in avanti.
PRESSING VERONA. Come detto, il primo tempo è stato difficile per la Fiorentina. Quello che mercoledì scorso la Juve aveva concesso ai viola, campo, iniziativa, palla, il Verona glielo ha sottratto. La Fiorentina non ha avuto tempo di ragionare, è stata aggredita in avanti e ha trovato molti ostacoli nella sua manovra. Eppure era cominciata nel modo migliore, con un gol di Piatek alla prima azione pericolosa. Contravvenendo alla moda di tanti allenatori appassionati e devoti alla costruzione da basso è stato un lancio lungo e perfetto di Terracciano a far partire Ikoné che, con l’unico spunto degno della sua gara, ha rubato il tempo a Casale, ha calciato in piena area, la palla è stata deviata dallo stesso Casale, rimbalzata su Ilic, finita sul piede di Piatek (molto bravo a staccarsi dalla marcatura di Günter) e da lì in rete. Era il 10', la partita della Fiorentina sembrava in discesa, invece il Verona l’ha riacciuffata dopo solo 8 minuti con un calcio di rigore di Caprari, giustamente fischiato dall’arbitro per un intervento in ritardo di Milenkovic su Lasagna. Nemmeno una protesta sul fischio di Manganiello.
TERRACCIANO PROTAGONISTA. Già decisivo nell’azione del gol, il portiere viola lo è stato ancora di più quando ha deviato in angolo un tiro di Lasagna spedito in gol, a campo aperto, da un rimpallo a metà campo. La Fiorentina aveva un problema serio sul suo fianco destro per il movimento continuo e intelligente di Caprari che, con palla ai viola, marcava Torreira e con palla ai gialloblù si allargava a sinistra per formare l’asse con Lazovic e talvolta con Casale. Il momento straordinario di Caprari (che meriterebbe una chiamata in Nazionale) ha creato una serie di
difficoltà a Venuti anche perché raramente aveva l’apporto difensivo di Ikoné.
POCO ATTACCO. Gol a parte, la Fiorentina non è mai stata pericolosa in quei primi 45'. Alla squadra viola mancava il sostegno di Ikoné (seppur fondamentale nell’azione del gol) e soprattutto di Saponara sul versante opposto. C’era poca spinta in mezzo, Castrovilli e Maleh non riuscivano mai ad avere la meglio su Ilic e Tameze. Il Verona stava giocando la gara opposta rispetto a quella della Juve e il gioco era dalla sua parte.
TRE CAMBI. Che Italiano non fosse soddisfatto dei suoi esterni e anche dei mancati inserimenti di Maleh è apparso chiaro nell’intervallo quando ha deciso di fare subito tre cambi: Callejon (alla 450a presenza nei primi 5 campionati d’Europa) per Ikoné, Sottil per Saponara e Duncan per Maleh. E’ stato come riempire il serbatoio di benzina, la Fiorentina è ripartita a mille e ha fatto un secondo tempo splendido, pieno di gioco e di occasioni. Ne ha sbagliate troppe, però, proprio come era successo contro la Juventus. Una clamorosa con Torreira, solo davanti alla porta avrebbe dovuto solo sospingere in porta il cross da destra di Callejon, invece ha alzato la palla oltre la traversa.
UN’ALTRA FIORENTINA. Torreira costruiva e, insolitamente, concludeva. Le prime tre occasioni dei viola nella ripresa sono state chiuse dal regista uruguayano, poi quella incredibile su cross di Callejon, infine l’ultima su assist di Sottil che aveva fatto secco Faraoni. Era davvero un’altra Fiorentina. Anche Castrovilli era più presente al gioco. Il Verona aveva quasi esaurito le sue energie, non aggrediva più nella metà campo viola, lasciava l’iniziativa alla Fiorentina e si faceva sorreggere da una buona ed efficace difesa.
UN “NON” CENTRAVANTI. Come era stata giusta e azzeccata la triplice mossa di Italiano a inizio ripresa, così è sembrata strana e non affatto convincente la quarta sostituzione, quella di Nico Gonzalez al posto di Piatek, ovvero un esterno che diventa centravanti. E’ chiaro che il tecnico considera Cabral (rimasto in panchina) ancora fuori condizione, ma il cambio non ha migliorato l’attacco viola. Forse lo ha fatto per capire se, almeno nel ruolo di centravanti, Gonzalez riuscisse a centrare la porta, in realtà dal suo ingresso al minuto 26 la Fiorentina ha smesso di essere pericolosa e ha tirato in porta solo con una punizione di Callejon parata da Montipò. Ha continuato ad attaccare, ma la difesa del Verona ha retto bene. Qui al Franchi la squadra di Tudor ha stabilito il suo nuovo record di punti (41) dopo 28 gare di campionato dal 94-95, da quando cioè la vittoria vale 3 punti.
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