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L'editoriale

Ecco perché Italiano è il top fra i nuovi allenatori

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Oggi inizia la collaborazione con Alberto Polverosi per anni prima firma del Corriere dello Sport. Ogni settimana proporrà un editoriale sui fatti di casa viola non tralasciando il panorama del calcio nazionale che ha seguito per tanto tempo.

Alberto Polverosi

di Alberto Polverosi

Luciano Spalletti (dopo Gattuso), Simone Inzaghi (dopo Conte), José Mourinho (dopo Fonseca), Maurizio Sarri (dopo Inzaghi), Vincenzo Italiano (dopo Prandelli/Iachini e...Gattuso), Igor Tudor (dopo Juric e poi Di Francesco), Ivan Juric (dopo Giampaolo/Nicola), Aurelio Andreazzoli (dopo Dionisi), Alessio Dionisi (dopo De Zerbi), Roberto D’Aversa (dopo Ranieri), Thiago Motta (dopo Italiano), Andrij Shevchenko (dopo Ballardini), Walter Mazzarri (dopo Semplici) e Stefano Colantuono (dopo Castori), più Eusebio Di Francesco. Questo è l’elenco, in ordine di classifica di squadra, dei nuovi allenatori del campionato 2021-22.

Rispetto alla stagione scorsa sulle panchine c’è stata una vera rivoluzione i cui effetti si cominciano a notare adesso, a un terzo del cammino. Effetti clamorosi, positivi, negativi o devastanti, in questa graduatoria l’allenatore della Fiorentina risulta fra i migliori, vediamo perché procedendo a eliminazione.

Di Francesco è già fuori, Shevchenko è appena arrivato, Colantuono lo stesso. Stanno deludendo D’Aversa (5 punti in meno del campionato scorso), Mourinho (non convince la sua gestione) e Mazzarri (il Cagliari non ha un organico da ultimo posto). Non hanno ancora inciso Sarri (la rivoluzione è a metà strada), Dionisi (non ha ancora messo in mostra le sue idee) e Thiago Motta (lo Spezia ha gli stessi punti del campionato scorso). Hanno convinto, anche se su piani diversi, tutti gli altri: Spalletti ha portato il Napoli in testa al campionato con 8 punti in più di un anno fa; Inzaghi ha ribaltato l’Inter di Conte trascinandola su un terreno nuovo, quello del gioco; Tudor ha restituito al Verona le stesse certezze che aveva con Juric; Andreazzoli ha confermato la linea storica del bel gioco dell’Empoli, unita a risultati eccellenti; Juric, dopo le polemiche per un mercato che non lo ha convinto, ha dato al Toro ritmo, aggressività e punti (7 in più della scorsa stagione).

Resta Vincenzo Italiano che ha fatto qualcosa in più degli altri e non solo sul piano del gioco. Italiano ha restituito ai viola la migliore dimensione, fino a raggiungere l’attuale 6° posto. Non ha un organico paragonabile alle grandi della Serie A, ma questa distanza tecnica è stata colmata col gioco, le idee e l’organizzazione. La Fiorentina ha sempre giocato alla pari con le migliori, mostrando ogni volta una personalità sconosciuta a questa squadra, avrebbe meritato di più contro l’Inter, il Napoli e la Juventus, la sua capacità di muoversi all’interno degli spazi ha messo in difficoltà quasi tutti gli avversari. E’ vero che Vlahovic è oltre al resto, ma ora c’è anche il resto. Colpisce la rapidità con cui Italiano ha portato la squadra in un pensiero nuovo. Sarri, alla Lazio, sta traghettando da un sistema consolidato di difesa a 3 alla difesa a 4 orientata non più sull’avversario ma sul pallone, anche questo è un passaggio che implica allenamenti pesanti, ma la Lazio conosceva già i termini del bel gioco, sotto questo aspetto Sarri è partito avvantaggiato.

La Fiorentina no. La Fiorentina viveva in uno stato di depressione e Italiano, prima di modificarne il sistema di gioco (anche lui dalla linea a 3 alla linea a 4), l’ha scossa mentalmente. A vederla ora non sembra la stessa. In campo ha l’occhio contento. Anche la riscoperta di un giocatore come Saponara (confesso la mia antica ammirazione per questo talento naturale e la soddisfazione a rivederlo nella sua lucentezza) è il risultato di un lavoro profondo, fatto con attenzione, intelligenza e sensibilità. Forse anche Gattuso avrebbe portato gioco e punti, ma per Rino la Fiorentina non valeva quanto vale per Italiano.