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Bellinazzo a VN: “Nuovo stadio, compromesso possibile. Ecco perchè. Il restyling Franchi…”

Parola all'esperto: "Commisso ha fatto bene a mettere le cose in chiaro. Prezzo? Si può trattare sulle misure compensative previste dalla legge sugli stadi"

Alessio Crociani

11 febbraio 2020, ennesima data storica nelle telenovela sul (possibile?) nuovo stadio della Fiorentina. Come leggere il comunicato pubblicato ieri dalla Fiorentina (LEGGI)? Lo abbiamo chiesto a Marco Bellinazzo, giornalista de Il Sole 24 Ore esperto di business sportivo. Queste le sue parole in esclusiva a Violanews.com:

Come ti spieghi il comunicato emesso ieri dalla Fiorentina? Lo leggi più come una chiusura definitiva o come sorta di avvertimento sul fatto che la situazione si stia facendo troppo complicata per la Fiorentina?

"Ritengo il comunicato opportuno, le esperienze di altre piazze importanti come Roma e Milano insegnano che è bene partire mettendo subito in evidenza gli elementi di criticità e le aree poco chiare, che altrimenti rischiano di diventare dei macigni. Ha fatto bene la Fiorentina a mettere in risalto questioni come la bonifica ed il perimetro delle competenze, delle responsabilità e degli oneri. Non leggo il comunicato come una chiusura e spero che non lo sia nelle intenzioni di Commisso. Immaginando come sono andate queste cose in passato, credo che non sia un "no" vero e proprio ma solo un modo per segnalare subito gli aspetti dubbi della questione, per non partire col piede sbagliato. L'aspetto più problematico è il prezzo, ma su quello dovranno essere individuate le giuste misure in rapporto agli oneri di urbanizzazione connessi e agli altri carichi che verranno assegnati al club nella ripartizione dei lavori e delle responsabilità. Potrebbe essere un modo per rivedere la cifra e iniziare una trattativa per trovare quella più equa. Credo che ci sia una convenienza reciproca nell'arrivare alla realizzazione del nuovo stadio: il club migliorerebbe il proprio standard con l'incremento delle entrate e, di conseguenza, del suo livello, diventando a tutti gli effetti un club europeo, ma converrebbe anche al Comune, che avrebbe la possibilità di rigenerare un'area urbana importante avendo al tempo stesso uno stadio di qualità in città. Cosa che oggi il Franchi purtroppo non è".

Credi che a questo punto l'amministrazione comunale abbia già fatto il massimo o che ci sia ancora la possibilità di fare in qualche modo un passo verso Commisso?

"Il problema della volontà espressa dalla parte pubblica è la rigidità legata alle procedure, alle stime e ai parametri. Sono aspetti che non possono essere derogati perché si rischiano responsabilità erariali e non solo. Da questo punto di vista c'è poco margine sulla determinazione del prezzo. C'è una perizia pubblica alla base della sua definizione, diventa difficile derogare. D'altro canto, ci sono margini per compensare la cifra nell'ambito delle misure compensative previste dalla legge sugli stadi, possono facilitare un compromesso. Qua sì che la volontà politica può essere determinante. L'interesse pubblico deve esserci quando si parla di uno stadio di qualità e della riqualificazione di un intero quartiere, peraltro in gran parte, se non totalmente, a carico di privati, quindi con uno sgravio dell'ente comunale".

Considerato lo stato attuale delle cose, fino a che punto varrebbe la pena fare un maxi investimento sul nuovo stadio piuttosto che puntare sul restyling Franchi, pur con tutte le problematiche che presenterebbe la seconda opzione?

"Il restyling può apparire meno dispendioso rispetto alla costruzione di un nuovo stadio, ma tutto dipende dai margini di manovra che si hanno e dai vincoli che restano. Il tema è quello di realizzare tutta una serie di aree e di servizi attraverso cui aumentare i ricavi del club, altrimenti non vale la pena fare un investimento. Parlo di ristoranti e altre attività commerciali che siano spendibili non solo il giorno della partita. L'Udinese, ad esempio, ha uno stadio gioiello ma sta ancora lottando con il comune per avere questo tipo di attività anche durante la settimana. Credo che nel caso di Firenze la questione sia già stata valutata. Evidentemente questo tipo di spazi non è possibile ricavarli al Franchi. E' più semplice ripartire da zero, secondo me è quello che va fatto senza cedere troppo alla nostalgia".

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