“Ho aperto 100 pacchetti di figurine, ma non mi sono trovato”. Tutto Joel Campbell, in una frase. Un pò pazzo, se vogliamo, giovane spensierato arrivato nel calcio che conta in un lampo. Da San Josè, capitale del Costa Rica, in Europa: bastano 18 anni. Un carattere eversivo che lo ha aiutato nel cammino di crescita, a 21 anni ancora in corso. Il talento, dal canto suo, è indiscutibile. Campbell entra a far parte delle giovanili del Saprissa ad appena 13 anni e già colpisce per il suo feeling con il pallone. Gol, ma non solo. Campbell è anche qualità palla al piede e mobilità in campo, una mina vagante che, appena ne ha avuto la possibilità, è esplosa. A dir la verità, in patria non ha lasciato un gran ricordo. Non tanto per le sue prestazioni nel Saprissa, quanto per la sua permanenza. Breve, molto breve. Gli occhi addosso, fin dal primo giorno. Tanto che a 18 anni, si trova già a dover prendere una decisione che gli cambierà la vita. Europa o non Europa? Se giochi in Costa Rica, la risposta è molto semplice. Si prepara a cambiare casacca, dopo aver convinto tanti osservatori in Copa America e nel Mondiale U20. E’ lotta a due tra Siviglia e Fiorentina, per aggiudicarsi un talento cristallino. Tra i due litiganti, però, l’Arsenal gode. Lo vede Wenger, subito si innamora. Il ragazzo non ha dubbi, vuole Londra. Lascia il Costa Rica dopo aver disputato appena due partite con la squadra maggiore. In Inghilterra, l’esperienza comincia nel modo sbagliato: è il 2011, al ragazzo viene negato il permesso di lavoro con l’Arsenal, per via di requisiti non conformi alle norme della Premier League. Wenger prova a strappare alla FA un pass speciale, ma nulla da fare. Comincia l’odissea di Joel Campbell, prestito dopo prestito. Prima a Lorient, in Francia, poi a Siviglia, sponda Betis. Gioca spesso titolare, Campbell è valorizzato. Ma incide poco: quattro gol con il Lorient, appena due con il Betis. Per dare una scossa al processo di crescita del ragazzo, l’Arsenal, saturo di giovani, soprattutto nel ruolo di seconda punta o ala, decide di mandarlo in Grecia, all’Olympiacos. Qui, Joel comincia a trovare la sua dimensione: 11 gol in circa 40 partite. Un bottino più che discreto, per un ragazzo che non ha la fame di un goleador. Presenze anche in Champions League, coronate dallo spettacolare match giocato contro il Manchester United. Ora, l’occasione del Mondiale è unica e Campbell ha già cominciato a stupire. Prima partita, primo gol all’Uruguay. Con lui, il Costa Rica può anche sognare, oltre che segnare. Poi penserà all’Arsenal: dopo tre anni, all’Emirates ci sarà anche lui. (gianlucadimarzio.com)
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Quell’affare sfumato di nome Joel Campbell
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