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Marin e l’assist a Gomez: Montella scommette sul tedesco incompreso

La Fiorentina sa del suo recente passato, ma è la squadra di Montella è adatta alle sue caratteristiche

Redazione VN

Francoforte ha un fiume ma non una spiaggia degna per passarci le ferie, però Marko Marin non si è spostato da casa durante le vacanze in giugno. Doveva recuperare il giocatore di livello internazionale che era in lui prima di due anni fitti di infortuni e incomprensioni, quindi ha prenotato un centro di recupero fisico a Neu Isenburg, alla periferia della città tedesca che lo ha accolto nel 1991 e si è messo a faticare per rinforzare un telaio delicato. Lui e la Fiorentina possono aiutarsi a vicenda: i viola sanno del recente passato, ma è anche una squadra adatta, per gioco e attenzioni personali, per far riaffiorare le qualità del piccolo trequartista e approfittarne. E se servisse un indizio, eccolo: 29 maggio 2010, amichevole Ungheria-Germania; Marin parte da centrocampo, semina gli avversari e serve rasoterra il centravanti che segna. Era Mario Gomez. (GUARDA IL VIDEO DEL GOL)

I complimenti Basta sfiorare soltanto il metro e settanta e saper dribblare per sentirsi il titolo di nuovo Messi: Marko è un calciatore di questa specie, però è stato superato nella classifica tedesca dei cloni di Leo, guidata ora da Mario Götze. Un tempo era davanti: nel 2006 prese la medaglia d’argento, secondo miglior Under 17 tedesco, tra i gemelli Bender. L’anno dopo quella d’oro sempre nella graduatoria che premia i migliori juniores della Bundesrepublik. Nel 2008 Joachim Löw lo chiamò in nazionale nonostante giocasse in B, nel 2010 lo portò al Mondiale come riserva di Mesut Özil, suo collega nel Werder. Sgraffignò due spezzoni, con Australia e Serbia, ma divenne poi capo supremo nel reparto delle idee a Brema, dato che il Real Madrid si portò via Mesut.

Insieme a Mario Marin, che oggi farà le visite mediche, è un giocatore che costruisce più assist che reti, in carriera gli vengono accreditati 72 passaggi-gol mentre le esultanze tra Borussia Moenc., Werder, Chelsea e Siviglia sono 28. Non è stato preso al posto di Cuadrado, ma perché serviva una seconda punta di sinistra o un trequartista. Il secondo obiettivo dei Della Valle è un centrocampista difensivo (Fernando dello Shakhtar). Il tedesco di nazionale (16 presenze, un gol, 12 apparizioni con Gomez) tenta di riproporsi per una stagione completa: a Siviglia si fermò per tre mesi causa uno strappo al quadricipite sinistro, al Chelsea furono malanni minori ma costanti a tenerlo fuori con Di Matteo, poi con Benitez ebbe qualche occasione in più. In ogni caso ha fatto parte della rosa dei due ultimi vincitori dell’Europa League, con una presenza simbolo nell’ultima finale: subentrato e poi tolto per infortunio, almeno è di buon auspicio.

Orgoglio serbo La famiglia Marin è serba, apparteneva alla comunità abitante in Bosnia allo scoppio della guerra. Marko, nato il 13 marzo 1989 a Bosanska Gradiska, seguì i genitori due anni dopo l’inizio del conflitto nell’ex Jugoslavia. Il consolato tedesco a Sarajevo cercava delle infermiere, la madre Borka era nel ramo, partì per Francoforte, dove aveva parenti. Il padre Ranko era stato calciatore, ha istruito il figlio minore con interminabili partite a calcio-tennis, «poi quando ha iniziato a battermi ho smesso, ho il mio orgoglio», ha raccontato. La famiglia ha sempre seguito il figlio con più talento. L’Eintracht, che ha cresciuto Marko, non ha saputo offrire un posto di lavoro al genitore disoccupato, il Borussia Moenchengladbach invece lo assunse come osservatore per ingaggiare il figlio. Marko Marin ha iniziato presto la sua storia, ma ha solo 25 anni. E’ giovane per riproporsi e far vincere la scommessa ai viola e a se stesso. 

La Gazzetta dello Sport