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Il rinforzino Bryan Dabo non basta: ricordate come andò a finire con Behrami?

Bene l'arrivo del centrocampista francese, ma per correggere in corsa i troppi flop dell'estate scorsa servirebbe anche altro e il tempo è (quasi) finito

Alessio Crociani

Pensi di avere una bistecca nel piatto e invece ti ritrovi a masticare amaro. Se la Fiorentina, pensando alla tavola, possiamo accostarla alla "frittatina di patate con due uova" di monicelliana memoria, Bryan Dabo non può che essere il magro "rinforzino". "Nove olive di numero, mezzo etto di stracchino e un quarto di vino sfuso": sempre meglio di niente, soprattutto in un reparto dove il Benassi di oggi è titolare inamovibile e alle sue spalle c'è un Sanchez svogliato ed il desaparecido Cristoforo, ma comunque non sufficiente a sfamare chi a forza di stare a stecchetto si è ritrovato con lo stomaco chiuso. Senza gioco, senza ambizioni e con un futuro nero come la pece.

Ci attacchiamo al precedente che vide protagonista sette anni fa Valon Behrami, anche lui centrocampista portato in sordina a Firenze da Corvino durante il mercato invernale. L'impatto dello svizzero fu più che positivo, ma non bastò a risollevare le sorti di quella Fiorentina triste fragile. Oggi come allora - a prescindere dal valore di Dabo, che certo non possiamo giudicare prima di averlo visto all'opera - probabilmente servirebbe anche altro per correggere in corsa i troppi flop dell'estate scorsa. Il problema è che siamo al 30 di gennaio, e dopo aver passato tre settimane e mezzo a dire che questa squadra è difficilmente migliorabile, adesso il tempo stringe. Anzi, è praticamente finito.

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