L'obiettivo è multiplo, ancora più difficile da centrare. Per Pradè e Macia, la coppia del mercato viola, sta per aprirsi la finestra di trattative più dura dal loro arrivo a Firenze. Perchè provare a rinforzare la squadra di Montella pur riuscendo a diminuire la rosa e il monte ingaggi è operazione complessa, ma anche perchè per entrambi il futuro è tutto da scrivere.
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Affari d’inverno, occhio ai flop. Due anni, poche luci
Dal colpo Rossi a Sissoko: tra acquisti azzeccati e altre mosse sbagliate
Il direttore sportivo, del resto, vedrà il proprio contratto scadere a giugno, mentre quello del direttore tecnico ( finito nel mirino del Barcellona) scadrà un anno più tardi. E non è solo per capire dove saranno nella prossima stagione che i due dirigenti dovranno operare nel miglior modo possibile, ma anche per cancellare i ricordi di un paio di mercati invernali nei quali non tutto è funzionato. In effetti, voltandosi indietro e ricapitolando le principali operazioni invernali delle ultime due stagioni, raramente sono uscite le cosiddette «ciambelle con il buco». E dire che il primo colpo era stato di quelli rumorosi, arrivato nella sorpresa generale. Il gennaio 2013, infatti, si aprì subito con il botto: l'arrivo di Giuseppe Rossi. Poco più di 9,5 milioni di euro (più bonus) versati al Villarreal per portare a Firenze l'italo-americano, ai tempi alle prese con il recupero dopo il secondo intervento al ginocchio. Ma oltre a Rossi, sia Pradè che Macia si dettero parecchio da fare. Portando in viola anche Larrondo, Sissoko, Wolski, Compper e anticipando l'arrivo (avvenuto poi a giugno) di Vecino.
Un esborso di poco superiore ai 15 milioni a fronte di 4 cessioni, tutte con formula temporanea (Cassani e Olivera al Genoa, Seferovic al Novara e Della Rocca al Siena). Una strategia completamente diversa un anno più tardi, anche in ambito di tetto salariale. Perchè se nel gennaio 2014 la Fiorentina non ha speso, la crescita del monte ingaggi non si è fermata, semmai il contrario. L'arrivo di Matri, Anderson, Rosati e Diakitè, in effetti, aumentò di circa 6 milioni lordi il monte stipendi viola, senza contare che soprattutto l'apporto di Matri e Anderson (al pari di Sissoko l'anno precedente) non sortì i frutti sperati. Le stesse uscite dell'ultimo mercato invernale, infine, non hanno fatto altro che rinviare al futuro i problemi di allora. Perchè esclusi Olivera e Munua ceduti a titolo definitivo a Brescia e Nacional, Vecino, Iakovenko e Alonso furono ceduti soltanto in prestito. Adesso una nuova sfida, simile a quella dell'anno scorso, ma con la speranza che i risultati siano diversi. Perchè in ballo c'è il futuro dei due dirigenti.
La Nazione
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