Una società prestigiosa con una triste storia alle spalle. Il Qarabag come Neverland, il film dedicato alla fiaba di Peter Pan. “Non auguro a nessuno di vivere la nostra situazione”. Gurban Gurbanov, tecnico della formazione azera, parlava così due anni fa. Poche parole che sottolineano le difficoltà socio-politiche con cui i prossimi avversari della Fiorentina devono convivere ormai da parecchio tempo.
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Tra guerre e distruzioni: il Qarabag come… Neverland
La squadra azera rappresenta un paese distrutto dall’inizio degli anni Novanta dalla guerra del Nagorno-Karabakh. Oggi di Agdam, la città del Qarabag, resta solo un cumulo di macerie
E’ il gennaio del 1992 quando nel Caucaso inizia il conflitto del Nagorno-Karabakh con susseguente divisione tra Azerbaigian e Armenia. La guerra, una delle più sanguinose in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, conquista, però, poco spazio sui giornali e gli altri media. Gli scontri sono duri e cruenti, tanto che nel 1993 le truppe armene occupano e distruggono Agdam, oggi Akna, la città che il Qarabag rappresenta. I 60mila abitanti, quasi tutti azeri, sono costretti a scappare a Baku, così come la compagine bianconera che in quel periodo – strano scherzo del destino - conquista il primo titolo nazionale della sua storia.
Oggi non vive praticamente più nessuno ad Agdam, la città che non c’è. Il Qarabag, tuttavia, non si arrende e con Gurbanov in panchina vince una coppa di lega e il secondo scudetto. Anche a livello internazionale la situazione migliora. Nel 2014 la squadra si qualifica per la prima volta al girone eliminatorio che comprende Dnipro, Saint-Etienne e Inter. Proprio contro i nerazzurri, la formazione azera subisce un vero e proprio furto. Il riferimento è al gol inspiegabilmente annullato a Richard Almeida al 93’ nella partita disputata a Baku nel dicembre di due anni fa.
Pur senza una casa, i giocatori del Qarabag stanno portando in giro per l’Europa la bandiera del calcio azero. Chiamateli eroi moderni, se volete.
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