Poco più di 48 ore: tanto è durato lo scisma messo in atto dai 12 club fondatori della Superlega. Un coro trasversale di associazioni, allenatori, giocatori e soprattutto tifosi si è levato contro questa iniziativa, volta ad azzerare i rischi e moltiplicare i guadagni delle società attualmente più ricche, generando un sistema piramidale e immutabile nel tempo. Le tre squadre italiane coinvolte, quelle che si spartiscono il campionato da ormai venti anni, sono state le ultime a reagire alle pressioni esterne, quasi costrette ad abbandonare la nave per via delle rinunce da Oltremanica. Qualche striscione, qualche tono alzato via social, molta indignazione. Ma quello che colpisce, più che i frettolosi e riluttanti comunicati delle strisciate, sono le parole usate dalle società inglesi nelle loro note ufficiali.
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"Abbiamo sbagliato e chiediamo scusa ai tifosi", twitta l'Arsenal. "Non ci piace, non vogliamo che accada. La nostra dedizione verso il club e i tifosi è assoluta", le parole del capitano del Liverpool Henderson. "Ci rammarichiamo dell'ansia e il turbamento causati dalla proposta", chiosa il proprietario del Tottenham Levy.
Le proprietà - non inglesi - delle squadre inglesi sono state quasi costrette a fare retromarcia dalle manifestazioni in piazza dei tifosi, l'anima di questo sport. Manifestazioni che sono state agevolate dalle riaperture varate dal governo britannico, ma che qui in Italia probabilmente non avremmo visto con la stessa portata. Anzi, molti tifosi bianconeri avevano accolto positivamente l'idea di un'elite di questo tipo. Una lezione, quella dei supporters inglesi, da tenere bene a mente.
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