Quattro anni, quattro mesi e 14 giorni dopo il disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009, costato la vita a 32 persone fra cui 3 bambini, oggi è «il giorno dei giorni» per i sopravvissuti e per i familiari delle vittime. Al polo fieristico di Lucca si apre il processo contro le 33 persone e le 9 società che la procura lucchese ritiene responsabili della strage, a causa delle loro omissioni e di una logica imprenditoriale che ha privilegiato le ragioni del profitto su quelle della sicurezza. Sarà un processo sterminato, un compito immenso per i giudici Gerardo Boragine, Nidia Genovese e Valeria Marino, per il procuratore Aldo Cicala e i sostituti Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino, per le decine di avvocati degli imputati e delle numerose parti civili. Uno dei legali, studiando le liste depositate, ha calcolato che i testimoni proposti da tutte le parti sono 559, di cui solo pochissimi sovrapposti. Il tribunale potrà sfrondare gli elenchi ma il processo resta un’impresa ciclopica. Fra i testi citati dalla procura ci sono Luca di Montezemolo e Diego Della Valle (per i loro ruoli in Italo), mentre alcune parti civili chiedono di sentire Nichi Vendola (per i rapporti fra Regione Puglia e Ferrovie) e l’ex parlamentare Pdl Nicola Cosentino, dato che il Gpl trasportato dalle 14 cisterne del convoglio deragliato a Viareggio era diretto alla azienda della sua famiglia a Gricignano di Aversa.
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