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Sei buoni motivi per chiamarlo ‘derby’

Storie di ex giallorossi che giocheranno contro il loro passato (COMMENTA)

Redazione VN

Pradè, Montella, Lupatelli, Aquilani, Pizarro e Toni. Senza scadere nella blasfemia potremmo dire che c'è anche un po' di giallorosso nello zoccolo duro di questa Fiorentina. In questi casi bisogna andarci piano con le definizioni, perché non è certo un mistero la rivalità sportiva in essere tra Firenze e la Roma giallorossa. Una rivalità che negli ultimi anni ha portato parte del tifo viola a 'sentire' questa sfida addirittura quasi al pari di quella contro gli storici rivali della Juventus, quasi fosse un derby. Ed in effetti per la nutrita colonia di ex romanisti un derby lo sarà, contro il proprio passato per la precisione.

A cominciare da Alberto Aquilani, romano e romanista dichiarato, che dopo la trafila delle giovanili con la maglia giallorossa dal 2002 difenderà quei colori per sette indimenticabili anni (con un piccola parentesi a Trieste). Poi decide di cercare gloria altrove racimolando più delusioni che gioie a dire il vero, ma la favola del figliol prodigo non si realizzerà: la Roma non va oltre qualche timido contatto l'estate dell'arrivo di Luis Enrique, mentre Zeman lo snobba non ritenendolo adatto al suo progetto.

Il dente avvelenato ce l'avrà anche un altro romano in viola, il direttore sportivo Daniele Pradè. Entrato in società sotto la gestione Lucchesi, Pradè metterà la sua firma su tutte le stagioni della splendida Roma degli anni 2000. Con la cessione della società all'italo-statunitense Thomas Di Benedetto, verrà sollevato dal ruolo di ds per fare spazio a Walter Sabatini, restando però in società. Pradè non digerisce lo smacco ed il 15 luglio 2011 rassegna le proprie dimissioni.

Anche se non è nato a Roma, Cristiano Lupatelli deve ai giallorossi il salto nel calcio che conta. Disputa tre stagioni con la maglia dei capitolini, intervallate dall'ottima esperienza con il Chievo dei miracoli, forse nel periodo migliore della sua carriera. Non basterà per guadagnarsi la fiducia dello staff tecnico che gli preferirà i non irresistibili Antonioli e Pelizzoli, e da lì inizierà la sua parabola discendente.

Luca Toni alla Roma arriverà più tardi, nel gennaio 2010, per volontà di mister Ranieri. Il Bayern lo lascia partire in prestito gratuito e lui sceglie di mettersi in gioco con la promessa di un biennale a fine stagione nel caso in cui confermasse le sue qualità anche in giallorosso. Luca terminerà la stagione con 5 reti in 15 partite di campionato ed un contributo importante nel gioco della Roma, che vedrà svanire il sogno scudetto solo all'ultima giornata, ma del biennale neanche l'ombra.

Storia totalmente diversa quella di David Marcelo Pizarro Cortés. Il feeling con Spalletti, nato ai tempi di Udine, lo spingerà sulle rive del Tevere nell'agosto del 2006. Quella tra Pizarro e la Roma è una storia lunga sei stagioni, fatta di grandi giocate e vittorie prestigiose ma dall'epilogo amaro: sia Luis Enrique che Zeman lo silurano bollandolo come giocatore finito. Scaricato prima al City poi alla Fiorentina, El Pek non vanta un buon rapporto neanche con il suo ex pubblico, che non gli perdona qualche acciacco di troppo (a loro dire simulato) ed una 'fuga' in Cile ai tempi di Ranieri. Le sue dichiarazioni polemiche di domenica sera (LEGGI QUI) sono più di un guanto di sfida.

E che dire di Vincenzo Montella? Uno che a Roma ci ha lasciato il cuore, sia da giocatore che da allenatore. Nel 2009 parte la sua avventura da tecnico con i Giovanissimi giallorossi, un anno e mezzo dopo il grande salto in prima squadra per raccogliere l'eredità del dimissionario Ranieri. Montella traghetterà la Roma sino a fine stagione, poi la nuova dirigenza preferirà puntare su Luis Enrique piuttosto che rinnovare la fiducia all'aeroplanino. La stagione a Catania sembra il preludio ad un ritorno, ma alla fine non se ne farà di niente a causa di qualche problema sorto in fase di trattativa.

Sei ex per sei piccole grandi storie che ancora gridano vendetta. Tanti stimoli in più sabato prossimo per puntare alla vittoria, ma anche per far capire che dalle parti Roma forse qualcuno ha sbagliato.

ALESSIO CROCIANI