La ricetta per sorprendere ancora l’amico viola: un gioco completamente nuovo contro il tiki-taka vellutato di Paulo Sousa. Ok, è innegabile che quest’anno il Toro - scrive La Stampa - abbia alzato il tasso di qualità del gruppo con i piedi magici di Adem Ljajic (purtroppo per il club di Urbano Cairo quasi mai sfruttati se non in coppa Italia) e le misurazioni al centimetro di Mirko Valdifiori, uno che in campo si vede ancora poco, ma che già ha migliorato gli equilibri della squadra sia in fase difensiva che in quella propositiva: non è un caso che dalla terza tappa (sconfitta contro l’Atalanta) i granata abbiano sigillato la difesa, anche quando sono stati in nove contro undici (a Pescara). Ma quella che Sinisa Mihajlovic sta varando, e opporrà almeno nelle intenzioni anche alla Fiorentina, è una squadra che rompe gli schemi con il passato. Di carattere, come il suo. Con un Dna da combattente e la consapevolezza di poter azzannare chiunque. Soprattutto concreta, veloce nei pensieri e nel gioco: una filosofia di calcio completamenta diversa dal predecessore Giampiero Ventura, che prediligeva lavorare ai fianchi l’avversario (anche col rischio di addormentare la partita), prima di innescare - se ci riusciva - la carica letale. Oggi invece il motto è «tutto e subito»: una vita spericolata di chi rischia e osa di più. Eccitante, quando i benefici superano le trappole.
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Più tiri, meno passaggi: la ricetta del Toro spericolato
Mihajlovic ha cambiato pelle alla squadra. Granata più aggressivi e divertenti, ma lo stadio non si riempie
Quarto per gol fatti (11) dietro i colossi di Napoli, Roma e Juventus e nonostante due 0-0 consecutivi contro Empoli e Pescara. Quinto per conclusioni totali (75: la Fiorentina è penultima con 36). Terzo per tiri nello specchio, 41, preceduto solamente dalle squadre di Max Allegri e Luciano Spalletti. Questo è il Toro in salsa serba: musica per le orecchie dei tifosi, che dopo 5 stagioni di possesso palla nella propria metà campo e di tempi morti, stanno scoprendo un gruppo profondamente diverso. E che apprezzano sempre di più, a giudicare dagli applausi scroscianti piovuti nell’ultima esibizione con la Roma, battuta 3-1 con un risultato anche inferiore rispetto allo spettacolo fornito: un palo e almeno altre tre clamorose occasioni da gol create a tu per tu con il portiere da Iago Falque (parata), Baselli (dormita) e Martinez (palla a lato). Unica nota stonata, e in controtendenza, l’emorragia di quasi 2mila spettatori a partita rispetto alla scorsa stagione. E quel dato abbonati - meno 600 tessere - insolito dopo un mercato di qualità. Ma domani è un altro giorno e per la prima volta in stagione allo stadio Grande Torino si sfonderà il tetto delle 20mila presenze. C’è un Toro tutto nuovo da scartare.
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