Ore 11.30, o giù di lì, Mauro Zarate a Londra sale sull’aereo che lo porterà a Firenze, è contento, carico a mille per la nuova avventura in Italia. Intanto, a Firenze nella sede della Fiorentina, si sta consumando l’addio, o a quanto detto prima da Pastorello e poi da Rossi l’arrivederci, di Pepito, destinazione Levante, squadra ultima in classifica nel campionato spagnolo. Destini opposti, umori opposti, per due giocatori che forse rappresentano due mondi diversi, due modi di approcciarsi al gioco del calcio agli antipodi, nel mezzo, comune ad entrambi, uno smisurato talento.
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Pepito e Mauro: cosi lontani, così vicini
Due persone diverse, con un destino comune
Da una parte c’è Pepito, tanto bravo quanto sfortunato, una carriera che finora ha portato molto meno di quanto il ragazzo del New Jersey avrebbe meritato, dall’altra c’è Mauro, genio e sregolatezza per eccellenza, tanta classe, spesso sprecata anche a causa di atteggiamenti non troppo ammirabili. Per entrambi adesso occorre una svolta: Rossi vuole rilanciarsi con il Levante, salvare la squadra spagnola così come fece all’inizio della sua carriera quando riuscì nell’impresa di risollevare un Parma che sembrava spacciato. Zarate arriva a Firenze invece con tanta voglia di dimostrare di non essere solo un bad boy, un calciatore da copertina, ma di poter essere decisivo e, finalmente, continuo.
Due sfide dunque, due sfide simili fra loro, con il rilancio come comune denominatore. Due giocatori tanto diversi che adesso si trovano così vicini, legati ad un destino che non sempre gli è stato favorevole, anche se per diversi motivi. Appuntamento a fra sei mesi dunque, quando sapremo come i due ragazzi, dal talento straordinario, avranno saputo giocarsi quella che forse è la loro ultima possibilità.
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