Chiamatela suggestione di mezza estate, operazione rilancio, colpo a effetto, rischio. Mario Balotelli è un personaggio che - sempre e comunque - spacca in due tifosi, stampa e opinione pubblica. Perché ai colpi da campione - ultimamente sempre più merce rara - ha sempre alternato le sue balotellate: dalle freccette lanciate verso alcuni giovani della Academy ai tempi del City, all'incendio causato nella casa di Manchester dopo aver esploso dei fuochi d'artificio nel bagno, fino alla rissa in allenamento con Mancini e alle notti brave passate negli strip club. Sempre in prima pagina sui tabloid, il curriculum extracalcistico di Balotelli è dal pedigree ricco e importante, con tanti episodi che gli sono valsi la fama di bad boy sbruffone pronto a sfidare tutto e tutti. Ma fin dai tempi dell'Inter quel giovane ragazzino dalle mille capigliature rivedibili e dal destro letale è sempre stato al centro dell'attenzione, anche per via dell'agente, il potente Mino Raiola, che gli ha sempre assicurato ingaggi da nababbo.
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Quell'eterno ragazzino oggi però ha quasi 25 anni, è praticamente un separato in casa nel Liverpool di Brendan Rogers - assieme all'altro italiano ed obiettivo viola Fabio Borini - si allena solitario nel Merseyside escluso dalla tournée asiatica dei Reds. Già, Mario dopo una sola stagione è un esubero da sbolognare al miglior acquirente in cerca di qualche squadra che lo possa ributtare nella mischia, al centro dell'attenzione. Anche al Milan non aveva certo incantato: sei mesi passati a trascinare a suon di rigorini i rossoneri in Champions a spese - ahinoi - proprio della Fiorentina, un'annata in chiaroscuro (quella 2013/'14) prima del fallimentare ritorno in Inghilterra. Un solo gol in Premier in sedici spezzoni, quattro in totale in ventotto apparizioni. Poca roba, considerando che tra club e azzurro ha già segnato oltre cento reti.
Nelle ultime ore poi, il suo nome è accostato sempre con più insistenza alla Fiorentina. Un'operazione che già divide la piazza tra favorevoli e contrari, anche se in casa viola, dopo un'estate di cessioni e addii illustri, serve il nome che stuzzichi le fantasie dei tifosi. E Mario lo è, nonostante tutto. Nonostante uno stipendio faraonico che i viola non possono più permettersi (vedi l'altro Mario, Gomez), e il rischio che faccia esplodere uno spogliatoio che nel corso degli ultimi tre anni è sempre apparso piuttosto tranquillo e unito. L'amicizia con Rossi e Babacar potrebbe però favorire il suo inserimento, senza dimenticare che tra undici mesi inoltre c'è l'Europeo, dove quattro anni fa raggiunse il punto più altro della carriera trascinando la Nazionale azzurra fino alla finale poi persa con la Spagna. Fare bene in viola per riprendersi anche la maglia azzurra, persa dopo un Mondiale disastroso dove fu attaccato dai veterani per lo scarso impegno e dedizione al sacrificio. Tutti aspetti che non giocano a suo favore, ma prima o poi servirà invertire quell'etichetta di "Why always me". Magari a Firenze.
PIER FRANCESCO MONTALBANO
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