Questa settimana il Brivido Sportivo ha contattato in esclusiva un doppio ex che ha lasciato certamente più il segno in maglia biancoceleste (dove conta 101 presenze in serie A) che in viola (dove ha collezionato solamente 10 gettoni in serie B nella stagione 2003-04), ma resta un personaggio che riconcilia con il significato originario del ‘gioco del calcio’. Stiamo parlando di Christian Manfredini, nato in Costa d’Avorio nel 1975 e adottato all’età di 5 anni da una famiglia italiana, di Battipaglia.
altre news
Manfredini: “Che forza il centrocampo viola”
Questa settimana il Brivido Sportivo ha contattato in esclusiva un doppio ex che ha lasciato certamente più il segno in maglia biancoceleste (dove conta 101 presenze in serie A) che …
L’ex centrocampista viola oggi ha smesso di giocare a calcio. Non prima, però, di aver fatto due esperienze in Lega Pro Seconda Divisione e serie D per la semplice gioia di continuare a divertirsi (non certo per lucro), di sentire l’odore del campo e di vivere ancora l’atmosfera della gara, della sfida. Così, dopo essere arrivato a scadenza di contratto con la Lazio (il 30 giugno 2011) ha accettato prima l’ingaggio della Sambonifacese (squadra della provincia di Verona che militava in Seconda Divisione) poi dell’Agropoli (compagine della provincia di Salerno che militava in serie D). Allora, è tornato ad abitare a Battipaglia, paese della sua famiglia, dove ha aperto una Scuola calcio alla quale, ormai, si dedica completamente. A Manfredini, abbiamo chiesto un parere sulla partita che la Fiorentina di Montella affronterà questo pomeriggio contro la Lazio e sul centrocampo viola dove a suo dire c’è un giocatore che lo ricorda.
Christian, iniziamo dalla domanda che solitamente si fa alla fine: dove può arrivare la Fiorentina di Montella?
«Impossibile non iniziare col dire che la Fiorentina è una squadra formata da molti buoni giocatori più un talento puro (Jovetic) che gioca molto bene. Questo perché ha un allenatore molto bravo, c’è poco da fare: è proprio così. Detto questo, credo che non sia ancora una squadra in grado di puntare ai primi tre posti della classifica, ma all’Europa League sicuramente. Anche perché, in un campionato equilibrato come questo dove c’è solo una squadra sopra le altre, cioè la Juve, i viola possono assolutamente dire la loro, ammesso che anche le seconde linee possano garantire al tecnico delle alternative importanti. Credo che in squadre come Fiorentina, Lazio, etc. (squadre diverse da una realtà come il Chievo dei miei tempi per esempio, dove poteva subentrare qualunque giocatore, che giocava sempre alla stessa maniera) la differenza la faranno proprio i ricambi: chi avrà i migliori rincalzi, potrà togliersi delle soddisfazioni».
A proposito di titolari e seconde linee: contro la Lazio mancherà Pizarro…
«Appunto. Montella sa benissimo che gli mancherà una pedina importante».
Ma secondo lei sarà più possibile che al suo posto il tecnico schieri un giocatore offensivo come Olivera (che ha già giocato contro il Bologna) o un centrocampista più solido come Migliaccio? Poi ci sarebbe pure la soluzione Borja Valero spostato al centro, in cabina di regia davanti alla difesa… Senza pensare che potrebbe rientrare Aquilani, anche se sembra più facile che ciò avvenga a partita in corso.
«Partiamo dal presupposto che Aquilani dopo un lungo stop possa rientrare a partita in corso, la scelta del vice-Pizarro dipende dall’allenatore, da che tipo di partita vuole andare a giocare contro la Lazio. Se ha intenzione di aspettare i biancocelesti (e io non credo che lo farà perché non ritengo sia la maniera giusta per affrontare la squadra capitolina) allora potrebbe affidarsi ad un giocatore di maggiore sostanza fisica come Migliaccio. Se invece vorrà giocarsela alla pari (come credo che accadrà) potrebbe inserire al posto di Pizarro un giocatore con caratteristiche più offensive come Olivera. Non avendo un attacco atomico, Montella credo possa puntare su maggiore tecnica a centrocampo, su un giocatore come l’uruguaiano che ha nelle sue corde anche propensione offensiva».
Ma le piace com’è assortito il centrocampo della Fiorentina?
«Sì, mi piace. È il reparto più forte della squadra. Più forte certamente rispetto all’attacco, per esempio».
C’è un nome che l’ha maggiormente sorpresa?
«Non c’è dubbio: Borja Valero. È impressionante. Comunque, ripeto, sono stato colpito da tutto il centrocampo viola in generale, perché ha una prerogativa: giocare sempre la palla, senza mai buttarla via. E questo, al di là del tasso tecnico elevato della squadra, è dovuto anche alla mano dell’allenatore che nella Fiorentina si vede eccome».
Del centrocampo fanno parte anche gli esterni, tra i quali troviamo il neo arrivato Cuadrado. Che ne pensa di questo giovane (ma non più giovanissimo) colombiano?
«Mi piace molto. Dicono che mi assomigli, ma lui gioca a destra, io giocavo a sinistra… a parte questo, è un elemento decisamente interessante: ha forza fisica, corsa, è tecnicamente abile. A differenza di me, forse, non arriva quasi mai sul fondo per crossare in mezzo. Io, invece, amavo farmi tutta la fascia fino in fondo per poi mettere palloni in mezzo: la mia era come una sfida con il difensore. Al di là di questo, devo dire che davvero in lui rivedo qualcosa di me. Sì, Cuadrado mi piace davvero molto».
Sarà dunque il reparto di metà campo il punto nevralgico del match? Quello dove verrà decisa la partita?
«Sì, sarà una partita tosta che si giocherà a centrocampo. Sarà proprio in quella zona che la gara prenderà una piega da una parte o dall’altra. A tal proposito, credo che il folto centrocampo della Lazio, formato da giocatori di grande qualità tecnica e quantità, sia molto forte. Oggi come oggi lo considero al pari di quello della Juventus e un gradino sopra a quello della Fiorentina, perché i biancocelesti hanno già trovato (a differenza dei viola ai quali è mancato però un giocatore come Aquilani) un assetto tattico di squadra e un equilibrio perfetto, tant’è vero che Petkovic, per adesso, manda in campo sempre gli stessi undici uomini. Da inizio campionato stanno giocando sempre gli stessi e, tornando al discorso di prima, vorrei vedere come sopperirebbe la Lazio alla mancanza – per esempio – di Hernanes o Candreva, senza parlare di Klose. Per questo ho parlato dell’importanza dei rincalzi».
Una domanda, poi, sui due ‘vecchietti’ del match: da una parte Toni, tornato a Firenze per dimostrare di avere ancora qualcosa da dare; dall’altra Klose che invece ha smentito tutti coloro che credevano fosse finito con una sorta di seconda giovinezza (anche in questo inizio di stagione, 6 reti in 8 match). Chi tra i due, che tra l’altro hanno giocato insieme nel Bayern, potrà essere decisivo oggi?
«Sono due attaccanti di valore. Toni fino a qualche anno fa era uno dei migliori attaccanti del mondo. Adesso è tornato consapevole degli anni passati, ma anche di poter ancora dare il suo contributo. I fatti, ad oggi, dicono che Klose è più decisivo del centravanti viola, ma anche perché il tedesco (per il quale vanno fatti i complimenti al presidente Lotito per averci scommesso in un momento in cui tutti lo davano per finito) è il terminale offensivo della Lazio, al contrario di Toni che nella Fiorentina attuale ha un ruolo differente. Entrambi, però, sono giocatori che non perdonano e che sanno approfittare di una palla gol concessa».
Quindi, chi la spunterà?
«Difficile dirlo. La Lazio arriva a Firenze da terza in classifica, arriva carica, col morale a mille. Non sarà una partita facile per la Fiorentina, come in realtà non lo è mai stata perché i viola hanno sempre un po’ sofferto i biancocelesti al Franchi, nonostante quello di Firenze fosse un campo difficile allora tanto quanto lo è oggi. Sarà una partita dal risultato imprevedibile».
www.brividosportivo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA