Ljajic nel Paese di Pinocchio

Il tormentone Ljajic ha stancato Montella e non solo lui. Ormai siamo a pochi giorni dalla conclusione del mercato. Male che vada entro una settimana sapremo il destino del giocatore. Una frase letta e riletta su siti e giornali fin dai primi di luglio. La "prossima" sarebbe sempre stata la settimana decisiva. Così non è avvenuto. Ora però c'è la chiusura del mercato che obbliga a mettere "the end" alla vicenda. Se sarà anche happy, vedremo. Ciò che disturba nel comportamento di Ljajic non è il desiderio di guadagnare più soldi, e neanche di andare a giocare in una società più titolata (nel passato, in futuro si vedrà) e più "potente" (occhio perché la stella di Berlusconi non si appannerà solo in politica). Quello che è imperdonabile è la falsità, la bugia, la codardia nel non voler ammettere di aver già preso una decisione. La presa di culo, insomma. E' lui che a Andrea Della Valle, durante il ritiro di Moena, disse di voler restare alla Fiorentina. Almeno così riferì il presidente e il giocatore non ha mai smentito o corretto quell'affermazione. Invece non era vero. E anche questa ulteriore presa di tempo prima di dare una risposta alle ultime offerte della società, è una mancanza di rispetto verso compagni di squadra, allenatore e tifosi. L'avidità, la mancanza di riconoscenza, la smania di palcoscenici più prestigiosi possono essere criticabili ma comprensibili. La menzogna no. Purtroppo siamo in un Paese abituato a convivere con le bugie. Assuefatto al falso. Benevolo con chi mente, sia per coprire una escort facendola passare per la nipote di un capo di stato, sia per mettersi in tasca qualche milione frodato al fisco. Sotto questo aspetto Ljajic, nel suo piccolo, è solo lo specchio del nostro vivere quotidiano, spesso basato sull'inganno. E' l'Italia di Pinocchio, dove non c'è neanche un grillo saggio, né una fatina pietosa, ma in compenso siamo siamo pieni di Lucignoli.

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