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La verità di Ventura: “Sono stato un capro espiatorio. Mi ero dimesso, ma…”

Ventura: "Non sarei andato in Russia. Io il simbolo di tutto quello che non andava nel calcio italiano"

Redazione VN

Giampiero Ventura, è stato ospite ieri sera del programma "Che tempo che fa" su Rai Uno. L'ex Ct della nazionale italiana ha raccontato le sue verità a pochi dall'esclusione della selezione azzurra dai mondiali in Russia. Queste le sue parole tratte da gazzetta.it:

Sono stato un capro espiatorio, il simbolo di tutto quello che non andava nel calcio italiano. Non vedere la Nazionale in una competizione del genere non era nemmeno immaginabile . La sofferenza degli italiani verrà mitigata dal tempo, la mia invece me la porterò sempre nel cuore. Sapevamo bene cosa ci aspettava quando abbiamo cominciato le qualificazioni mondiali: una sola squadra qualificata, e noi eravamo nel girone della Spagna. Siamo arrivati allo scontro diretto con numeri importanti, sapendo che dovevamo batterli per andare al Mondiale o passare per gli spareggi. Abbiamo perso perché la Spagna era più forte di noi, anche se abbiamo provato a vincerla. C'era tanto entusiasmo attorno a noi prima di quella partita, ma un minuto dopo il fischio finale tutti hanno chiesto le mie dimissioni, nonostante quella fosse la prima sconfitta in un anno pieno di entusiasmo. C’è stata nei miei confronti una devastante delegittimazione esterna che ha influito su quello che è successo.

Quando ho accettato di fare il c.t., Marcello Lippi doveva essere direttore tecnico a mia tutela e supporto. Abbiamo detto sì insieme, ma il giorno dopo lui non c'era più per un cavillo regolamentare (l'incompatibilità col ruolo di procuratore del figlio Davide, ndr) e io mi sono ritrovato da solo in un ruolo che non conoscevo. Ho svolto il doppio incarico per un anno, e quando finalmente il presidente Tavecchio doveva ufficializzare la mia nomina anche a direttore tecnico ha cambiato idea, facendo un altro nome e delegittimandomi. Ma la mia voglia di Nazionale mi ha convinto a restare: eravamo imbattuti in quel momento e sono rimasto. Lo considero uno dei miei tanti errori, commessi nei miei 16 mesi da c.t. Dopo la Spagna ho sbagliato anche scelte tecniche, anche se in quel contesto di delegittimazione le scelte erano conseguenza del clima. Ho sbagliato a non dimettermi dopo la partita con Israele: dopo 10’ lo stadio fischiava e se i tifosi fischiano in una partita di qualificazione al Mondiale è evidente che qualcosa non va. Mi sono dimesso la partita dopo, contro la Macedonia. Ho detto ai dirigenti che non era possibile continuare, che era più giusto prendere qualcuno che portasse serenità ad una squadra con tanti giovani appena arrivati in Nazionale. Ma le dimissioni non sono state accettate. Avevo già detto al mio staff che dopo la Svezia, anche in caso di qualificazione, non sarei mai andato al Mondiale per il bene della Nazionale. Avevo anche già organizzato la conferenza stampa.

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