Fabio Olivotto non ce l’ha fatta. Nonostante una tenace battaglia, condotta sempre con il sorriso sulle labbra e una grande voglia di vivere nel cuore, l’ex capitano della Euromobil Pievigina non è riuscito a mandare in fuorigioco la Sla, quel male degenerativo del sistema nervoso del quale era affetto da una decina d’anni. Fatale una crisi respiratoria, sopraggiunta nel suo appartamento di via dei Zateri a Nervesa. Sino all’ultimo battito delle palpebre l’ex calciatore è stato circondato dai familiari e dagli amici. Quello degli occhi, infatti, era l’unico movimento che la malattia gli aveva risparmiato dalla progressiva aggressione neurologica e con il quale riusciva a comunicare attraverso un computer ed un sintetizzatore vocale. E pensare che gli amici di Pieve di Soligo lo aspettavano, insieme ai suoi ex compagni di squadra, ai dirigenti e agli allenatori di quella “Real” Pievigina degli anni ’80 e ‘90, ad un pranzo già programmato per domenica prossima 27 maggio, per permettergli di brindare in compagnia ai 50 anni che Fabio aveva compiuto il 3 maggio scorso, giusto tre settimane fa. «Doveva venire a trovarci domenica 6 maggio, durante la festa sociale della Eclisse Carenipievigina», ricorda commosso Maurizio Bernardi, storico capo tifoso dello stadio comunale di Pieve di Soligo, «ma le condizioni meteorologiche ne avevano sconsigliato la presenza. Così ci eravamo dati appuntamento per domenica 27 maggio, anche se nei giorni scorsi ci aveva fatto sapere che non se la sentiva, che non era al meglio delle condizioni... Lascia un grande vuoto e resta il dolore per un uomo che non si è mai perso d’animo e che, come quando giocava, ha sempre affrontato con serenità e dignità il più terribile dei mali, come fosse il più forte attaccante della categoria». Ma alla fine anche Fabio Olivotto ha dovuto arrendersi a quella Sla che ha colpito numerosi calciatori professionisti. Come Narciso Soldan, ex portiere di Inter, Milan e Torino, morto a Conegliano nel 1987 a 59 anni, o come Gianluca Signorini, bandiera di Genoa e Pisa, morto nel 2002 a soli 42 anni. Qualche anno fa, aveva destato compassione la storia di Stefano Borgonovo, oggi 48enne, ex centravanti di Como, Fiorentina e Milan. Anche Fabio Olivotto aveva conosciuto il grande calcio: aveva tirato i primi calci a Nervesa, nella squadra del suo paese natale, e poi era partito alla volta del Vicenza, dove aveva militato per due stagioni, dal 1979 al 1981, nel settore giovanile del mitico Lanerossi. Quello stopper biondo e dal fisico statuario fu subito notato dal tandem pievigino composto da Giorgio Mognon (allenatore) e Toni Donadel (direttore sportivo) che ne fecero senza indugi il perno del loro progetto. Fabio Olivotto vestì così la maglia giallorossa ininterrottamente per 13 anni, dal 1981 al 1994, vivendo da protagonista la cavalcata della Euromobil Pievigina dai dilettanti sino all’allora serie C2. Diventandone prima il capitano e poi il simbolo, dentro e fuori dal campo. Chiusa la carriera calcistica, si dedicò al lavoro in una concessionaria di automobili del Coneglianese. Sino al 2002 e alla diagnosi della Sla.. Con gli anni arriverà l’infermità assoluta, che costringerà Olivotto ad essere assistito costantemente da una macchina. Olivotto lascia una figlia.
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LA TRIBUNA DI TREVISO
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