Per battere Massimiliano Allegri, invincibile in Serie A fino a domenica, serviva trovare uno simile a lui seduto sull’altra panchina: un equilibratore pragmatico, attento alle dinamiche del gruppo e non solo alla tattica. Gli ammazza Juve a Marassi sono stati Sturaro e Pandev, entrati dalla panchina eppure i primi ad abbracciare a fine partita Cesare Prandelli: sì, l’uomo della domenica è stato «Il Mago di Orz», nuovo idolo della Gradinata Nord del Genoa, che in troppi avevano dato frettolosamente per bollito, in un ambiente dove a salire sul carro del vincente si è rapidi tanto quanto a scenderne quando la sua luce si oscura.
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La rivincita di Prandelli, bestia nera di Allegri: a Orzinuovi la festa con mamma e amici
Prandelli ha battuto ancora Allegri, poi ha festeggiato nel suo paese con famiglia e amici
Quella del bresciano, 61 anni portati in modo invidiabile, ha conosciuto l’eclissi nel giugno del 2014. Al flop mondiale della sua Italia, splendida seconda due anni prima agli Europei, sono seguite solo esperienze all’estero, tutte negative: Galatasaray, Valencia, Al Nasr negli Emirati, «il cimitero del calcio» come disse un giorno Antonio Cassano, uno dei tanti talenti bizzosi cui Prandelli ha saputo dare forma compiuta. Forse aveva ragione (lui agli arabi disse di no), fatto sta che Cesare è vivissimo: gli bastava tornare in Italia, chiedeva un’occasione per smentire i detrattori con i fatti. È quanto sta succedendo a Genova, dove ha ereditato il 7 dicembre scorso una squadra allo sbando, tenuta in piedi solo dai gol di Piatek. Gliel’hanno venduto un mese dopo, ma Prandelli non ha fatto una piega. A Genova ha ritrovato passione genuina e attaccamento alle tradizioni, ideali che gli sono vicini.
La sobria festa dopo la vittoria ha avuto la sua dimora abituale a Orzinuovi. Una cena in locanda con gli amici, con un occhio a Milan-Inter, ieri il pranzo dalla madre e un giro in piazza, ricevendo gli applausi anche degli juventini. Eppure, oltre ad essere la bestia nera di Allegri (ha sconfitto il bresciano una volta in 5 incontri), ha dato un nuovo dispiacere alla Vecchia Signora, dove ha trascorso gli anni migliori da calciatore: il 2 marzo 2008 sbancò Torino con la Fiorentina, il 30 aprile 2000 con il Verona rovinò la festa scudetto alla Juve, che compromise al Bentegodi un titolo perso poi a Perugia. La sconfitta stavolta non mette a repentaglio il tricolore. Ma gli applausi unilaterali raccontano che Cesare Prandelli era mancato a tutti.
Corriere.it
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